venerdì 24 luglio 2015

IL REGNO DEGLI AMICI di RAUL MONTANARI


Non avevo ancora letto niente di Raul Montanari.
Ho comprato il libro attirato dalla copertina (un salto nel vuoto) e dal titolo (la parola "amici" ha per me un suono particolare... io che ho sempre sofferto - o cercato - la solitudine). Ho sbirciato anche la sinossi in quarta di copertina e ho deciso che era arrivato il momento di fare la conoscenza con questo scrittore. 
Metteteci pure che la storia è ambientata a Milano nell'estate del 1982 (quella dei Mondiali vinti in Spagna dall'Italia) e che si tratta di un romanzo di formazione e il gioco è fatto (io, in quell'estate, avevo la stessa età dei protagonisti della storia e quindi vai con i rimandi, i riflessi, i ricordi di un mondo che semplicemente non esiste più... per me, per molti.)
Il romanzo l'ho letteralmente divorato (scrittura fluida che ti porta lontano e ti trascina con sé come le acque fangose del naviglio della Martesana dove si svolge la storia) e ho amato subito i tre personaggi principali, Demo, Elia e Fabiano, tre adolescenti che scoprono una casa abbandonata sulle rive del naviglio Martesana appunto, e lo eleggono a loro rifugio segreto dove bere, fumare, ascoltare musica usando un enorme radione grigio Aiwa, parlare del mondo e delle cose più sceme e incredibili, o dove ammazzarsi di seghe guardando riviste porno senza la paura di venire scoperti dalla mamma o da una sorella. 
Un luogo segreto che loro chiamano IL REGNO DEGLI AMICI. Un posto dove tutto è possibile e dove si può provare a giocare con la propria gioventù, pensando all'età adulta come a un luogo prossimo, ma ancora lontanissimo. 
Qui, sulle rive del naviglio, incontreranno una strana ragazzina che pesca con una rete i pesci che si muovono nelle acque torbide. Pesci che cucina sua madre. Vivono insieme dentro un camper e lei dorme tra i rami di un'acacia dove ha sistemato un materassino gonfiabile. Non ha ancora 14 anni, veste con una salopette e una maglietta rossa, e inchioda le fantasie degli amici del Regno con due bellissimi occhi verdi. Occhi pieni di sapiente ironia ribelle.
Il romanzo racconta questo. L'incanto dell'amicizia, lo stupore del primo innamoramento, la tensione e la gelosia che può spezzare il legame magico tra due amici inseparabili, il mistero dell'ignoto, la paura di quello che si muove nell'ombra. Arriva anche il Velardi, il fratello minore di Cosimo, un delinquente che si accompagna con uno jugoslavo di nome Svetozar, e rispetto a tutti loro sembra quello più saggio, attento, scrupoloso. Quello che osserva e capisce tutto anche delle cose non dette, delle strette di mano improvvise, delle carezze rubate, degli appuntamenti segreti.

Non voglio raccontare molto di più del romanzo. Posso solo dire che la storia, narrata da un Demo adulto che ha superato ormai i trent'anni, ci illustra con spietata lucidità e poesia, la perdita dell'innocenza. Un grande romanzo per uno scrittore che non potrò più fare a meno di leggere per la sua immensa capacità di farti entrare dentro la pagina con una tecnica che posso solo ammirare e invidiare. 

Regalatevelo per un viaggio nel tempo che non dimenticherete. Quando non esisteva il cellulare, il wi-fi, il CD, il personal-computer, i blog, internet, facebook e tante diavolerie moderne. Un tempo dove si era felici anche senza un display sempre fisso davanti agli occhi e dove la cosa più eccitante che ti poteva capitare di scoprire in casa era il catalogo Postal-Market, ovviamente sezione biancheria intima.

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