sabato 21 marzo 2015

ATTO OSCENI IN LUOGO PRIVATO di MARCO MISSIROLI


La voglia di leggere può sparire di colpo e lasciarti orfano di un piacere sublime che ami gustare nel silenzio della tua camera. 
Un rallentamento improvviso. Un malumore. Una nuvola nera. Possono essere mille le cause di un disamore. Giri sconsolato per casa, sfiori i dorsi dei libri che aspettano un segnale, e tu non sai ancora quando finirà questa terribile astinenza-assenza. 

La mia è durata un mese. Trenta giorni di "no" ripetuti a denti stretti. 
Poi, un giorno, ho letto su Facebook un post scritto da Michela Murgia: parlava con meraviglia e passione di un romanzo. Il titolo mi lasciava perplesso: c'era qualcosa che strideva nelle mie orecchie. ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO. Mah! 
L'autore lo conoscevo di nome. Punto. Mai letto. Lascio correre. Passa qualche giorno e ricado su un nuovo post. Questa volta è Roberto Saviano a scrivere il suo post. Stesso autore. Stesso romanzo. Stesso entusiasmo. 

Solitamente diffido dei troppi complimenti... ma questa volta un tarlo ha iniziato a mordermi il cervello. 
Terza botta: la recensione entusiastica del critico del "Corriere della Sera". 
Mi dico: qua non torna qualcosa. Sarà mai possibile che tre personaggi illustri che ammiro per diversi motivi, siano tutti concordi sulla bellezza dello stesso testo e scrivano all'autore con la stessa passione e la stessa gratitudine?
Finisce nel modo più scontato per la mia fottuta curiosità. Lo compro.
Inizio a leggerlo quasi subito... sfidando la mia bulimia da parole. I primi giorni tentenno. Non riesco ad andare oltre un capitolo. Poche righe per godere della magia di una storia che ancora non mi è molto chiara. 
Libero Marsell, il protagonista che incontro all'età di 12 anni, mi sta subito simpatico. Simpatico con riserva, aggiungerei. Qualcosa di lui mi sfugge. Devo capire.
Il ritmo aumenta dopo metà romanzo. Ora ho più familiarità con Libero e le sue ossessioni. Il suo erotismo sfacciato e impertinente. La sua ricerca di una geografia dei sensi. Ho conosciuto la sua famiglia, le sue donne e i suoi amici. Corro sempre più veloce e arrivo alla fine con la sensazione di aver saltato un fosso e, soprattutto, di aver curato la mia astinenza letteraria con una bella "scopata" di parole. 

Chi legge il mio blog sa bene che non scrivo delle vere e proprie recensioni. Mi limito a delle leggere pennellate. Pure sensazioni. Impressioni. Niente di più. 
Il romanzo è un classico romanzo di formazione alla "Giovane Holden" - e più di un recensore lo ha avvicinato al capolavoro di Salinger - e narra la storia di Libero, dividendo il romanzo in 6 sezioni che corrispondo a diverse fasi della sua vita. 
Tutto inizia con una frase buttata lì dalla madre e da una risposta inattesa del padre durante una cena. Un piccolo chiodo che entra nella testa del protagonista adolescente e gli fa capire il senso di quello che un giorno ha scoperto spiando l'intimità della madre. Un atto erotico con un amico di famiglia. Un tradimento. 
Da lì parte la ricerca di un senso e la scoperta del piacere. Autoerotismo e fantasie. Il risveglio del corpo. Le mutazioni della pubertà. I primi peli. Il cambio di voce. La paura dell'invisibilità. L'ultimo che nessuno vede e nota. 
Sarà Marie, una bibliotecaria, ex-fidanzata dell'amante di sua madre, ad aprire altre porte grazie all'aiuto prezioso dei libri. Battesimo con "Lo straniero" di Camus. 
E sarà Parigi a tracciare le prime linee sul suo corpo con la passione viscerale per la sorella di un amico. 

Tanti i personaggi e tante sfumature diverse. Ho trovato particolarmente riuscita la parte Milanese, dove Libero lavora in uno studio d'avvocati e la sera serve ai tavoli di un'osteria sui Navigli gestita da Giorgio, un omone saggio e burbero, costretto su una sedia a rotelle, che a suon di musica saprà ascoltare e consigliare il suo giovane amico

Quindi Grazie Marco. Dopo Michela, Roberto e il super Critico del Giornalone... arrivo io, piccolo piccolo, a dirti che il tuo Libero mi ha fatto tornare la voglia di leggere, di scrivere e di vivere.

Vi pare poco? 

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