giovedì 10 luglio 2014

PERDERE TEMPO IN MODO CREATIVO


Il fenomeno delle PERLE DI STAGIONE è decisamente curioso: iniziato come un gioco per ridere di certe situazioni che si creano in un posto di lavoro come tanti - vedi ristorante -, si è trasformato lentamente nell'unico sfogo letterario che mi posso concedere negli ultimi mesi, sempre a causa degli impegni lavorativi che di fatto mi impediscono di lavorare con continuità al mio quinto romanzo. 
Sì, quinto, avete letto bene, perché dopo "Domani sarà un giorno perfetto" ne ho scritto altri tre e da un po' di tempo cercavo di procedere con una storia che mi ronza in testa dall'anno scorso. 
In inverno ho dedicato molte energie al progetto del carcere e al corso di scrittura creativa che dovrebbe partorire molto presto qualcosa di concreto e ho lasciato pochissime risorse mentali alla scrittura producendo a malapena un'ottantina di pagine. 
Ho letto moltissimo per piacere e per lavoro, e sapere che la mia ultima produzione si riduce a una serie di piccole scenette di vita quotidiana su FB mi diverte e mi preoccupa. Un altro sberleffo del destino? 
Molti mi chiedono di raccogliere le "perle" in un libro e io continuo a pensare che le "perle" possono avere un senso nell'immediatezza di un social-network, ma perderebbero la loro spinta propulsiva se venissero ingabbiate in un libro che non ho capito bene di cosa potrebbe parlare. 
Capitò lo stesso con la striscia umoristica le "Lumachine" e ormai inizio a pensare sempre più seriamente di essere io troppo volubile per riuscire a dare un peso e a una forma alle tante idee che girano nella mia testolina confusa.
Ci sono altre cose che bollono in pentola - e non parlo della pentola del ristorante - e spero molto presto di poterne parlare anche qui. 
In attesa di ritrovare un po' di calma per tuffarmi di nuovo nella scrittura del mio ultimo romanzo... mi dedico al lavoro e alle storie scritte da altri.

Se le "Perle" diventeranno mai un libro io, questo, non lo so. Per ora mi limito a scriverle... poi vedremo cosa ci riserverà il futuro. 

martedì 8 luglio 2014

SELFIE O BIRRETTA?














La moda del selfie imperversa e nessuno - o quasi - è immune dal contagio. 
Tutte le occasioni sono buone per immortalare un momento che per noi - e solo per noi - ha una qualche importanza. 
A casa, in bagno, in camera da letto, nel camerino di un negozio, in palestra - la palestra è un must del fenomeno -, in ascensore - tutte le superfici riflettenti stimolano il fenomeno -, da soli, in coppia, in gruppo, in vacanza, al lavoro, con i figli, con l'animale di casa, i nonni, il boyfriend o girlfriend... insomma, ormai è davvero impossibile non aprire un qualsiasi social-network e non imbattersi in una valanga di selfie più o meno divertenti o geniali.
I miei scatti sono quasi sempre circoscritti ad attimi particolari sul lavoro. Mi imbarazza un po' fotografarmi in pubblico o in certi contesti sociali. Alcuni miei amici, invece, sono dei veri maestri del fenomeno: riescono sempre a scattare selfie fighissimi dove tutti escono benissimo. Io, neanche a dirlo, ho sempre una faccia da idiota!
Adesso ho letto che è esplosa la moda di fotografarsi il culo e, ultimo grido, anche quella di immortalarsi la faccia senza trucco - a Hollywood le Star fanno a gara per pubblicare il loro scatto-verità - e a volte, immagino, le cose si possono confondere e sovrapporre. 
Io vivo il selfie come una piccola coccola un po' stupidina che ti fai in un momento di gioia o tristezza... una coccola che lanci verso il mondo virtuale che ti circonda, sperando che poi ritorni con tanti smile a destinazione.
Perché è sempre più vero che la voglia di farsi amare non passa mai di moda... selfie o non selfie... ma qua, ormai, si vive di "I like" e condivisioni. 

P.S.- continuo a pensare che una birretta con un amico, anche senza dirsi chissà cosa, resta il selfie mentale ideale per stare bene con se stessi. Senza ansia e senza fretta. 

P.S. 2 - ovviamente, se proprio scappa la voglia di uno scatto selvaggio, c'è sempre la possibilità di farsi un selfie al bar mentre ci si beve la birretta con l'amico. 

sabato 5 luglio 2014

SEI FUORI TARGET!


Sei fuori target!
Ormai mi aspetto di sentirmelo dire tutte le volte che presento un mio romanzo a una casa editrice. 
Eternamente fuori target e difficilmente inquadrabile in un genere.
Io scriverei con uno stile più semplice e ironico, più adatto a un pubblico giovane che dovrebbe rappresentare il target di riferimento ideale. 
Io eliminerei tutti i riferimenti - nomi e situazioni - che soltanto un ragazzo dai 25 anni in su può capire veramente.
Io ambienterei il romanzo in un paese immaginario.
Questi sono alcuni consigli di un editor che sta lavorando su un mio romanzo che vorrei fare arrivare alle stampe.
Tutti pareri personali, sebbene espressi da un professionista che conosce bene il suo lavoro e sa come si muove - agita o ristagna - il mercato editoriale.
Ma se provate a farvi editare un testo - a pagamento - da un editor e seguite tutte le sue indicazioni, e poi, per puro scrupolo, affidate quel testo già editato ad un altro editor... scoprirete che il secondo editor vi criticherà e vi correggerà proprio i punti criticati e corretti precedentemente dal suo collega. Se siete fortunati tornerete alla vostra idea originale, se gira male, vi ritroverete tra le mani una terza versione della storia. Se cocciuti proverete con un terzo editor, state sereni, capiterà la stessa cosa: tutto verrà rimesso in discussione e non saprete che pesci pigliare.
Perché i giudizi su un testo sono sempre tutti molto personali e per riuscire a sfondare il muro compatto dell'indifferenza occorre - pare facile! - solo un editor, UNO SOLO, che si innamori della tua storia. 
Tutto qui.
Perché quando ti innamori le menate sul target e il genere e la grandezza e lo stile vengono tutti in secondo piano... perché quando ti innamori vedi tutto con occhi più ampi e lucidi... e riesci a vedere il bello anche dietro un'evidente piccola imperfezione.

P.S. - fare innamorare un editor non è tutto e non porta in modo scontato alla pubblicazione, lo so... ma se capita, la strada è molto più agevole e serena. 

P.S.2- a chi mi chiede quando uscirà il mio prossimo romanzo (quale delle tre storie che ho già pronte?) rispondo sempre che è più facile fare innamorare Angelina Jolie che tornare sugli scaffali di una libreria. 

P.S.3 - io mi sa che ci morirò fuori target.