venerdì 21 giugno 2013

JOYLAND di STEPHEN KING


Ho letto l'ultimo romanzo di Stephen King e l'ho trovato bello, pulito, essenziale, finalmente non caricato di orpelli inutili che allungano il brodo - vizio del maestro - e sfaldano la storia in mille rivoli. 
L'ho trovato bello come si trovano belle le nuove canzoni di Francesco De Gregori, anche quando quelle canzoni non sono davvero belle come quelle scritte e cantante in passato. Sono belle - per diritto acquisito - ma un po' meno belle delle altre. 
Ma belle. Senza dubbio. 
Ecco, con questo romanzo ho provato una sensazione simile: bello, ma con qualcosa che non mi torna del tutto, come se la penna dello scrittore si fosse trattenuta in punta qualche segreto. Direi perfetto, riferendomi agli orpelli citati prima, ma un "perfetto" con una piccola crepa capace di alterare i colori e le luci della messinscena. 
Che poi, la perfezione, diciamocelo, è noiosa, e una piccola crepa ha sempre il suo sporco fascino. Ci fa sentire meglio, più umani, più giusti, più in linea con i movimenti del cosmo. Parlo da sfigato, ovvio... uno di quelli che deve sempre rincorrere le cose, esattamente come il protagonista, finito a lavorare in un luna-park per dimenticare una ragazza troppo bella e troppo stronza, una ragazza che forse non lo vuole più, ma non glielo dice mai chiaramente. Perché si sa, siamo tutti sordi alle voci che ci dicono: polentone, alza il culo e guarda bene dove stai seduto!
C'è un fantasma anche in questo romanzo: una ragazza uccisa nel tunnel del terrore. 
C'è una bellissima donna, madre di un bambino malato, che passa il tempo in riva al mare.
C'è il sogno di un aquilone.
Ci sono i colleghi di lavoro, la parlata del luna-park - una lingua parallela che possono capire solo i figli del carrozzone - la sua padrona di casa con le sue storielle curiose, un tocco di magia, vera o presunta, c'è un costume da cane, ci sono le sirene di Hollywood, c'è vera amicizia, c'è malinconia e attesa. 
Un romanzo bello. Bello come le canzoni nuove di De Gregori. Onesto, direi. Diretto.
Il romanzo di uno scrittore che vuole solo raccontare una storia e lo fa maledettamente bene.
Come sempre.

Io odio i luna-park e le sue stupide bugie.
Li odio da sempre. 
King è riuscito a farmeli vedere sotto una nuova luce. 
Proprio in questi giorni ne stanno piazzando uno nella banchina del porto davanti alla casa dove abito.
Mentre vado al lavoro e osservo gli operai che montano le strutture metalliche penso ai fantasmi che si possono nascondere dietro quelle facciate di cartapesta.
E una volta di più mi dico che non voglio essere un "frolloccone".

Leggere per credere. 

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