mercoledì 28 novembre 2012

18 MANI: ESPERIMENTO DI SCRITTURA COLLETTIVA

 
Riporto di seguito il racconto collettivo che appare sulla pagina di Facebook di IoScrittore.
Ci siamo divertiti a scriverlo...moltissimo.
Buona lettura.

#1 Stefano Olivieri
Una mattina di circa duecentocinquantamila anni fa Brutus, capo indiscusso del clan dei pelicorti, si svegliò ai margini del ruscello che il sole era già alto. La sera prima si era addormentato pesantemente dopo aver vegliato il fuoco a lungo, nei pressi della caverna dove riposava il resto del gruppo. Rigirandosi nel sonno, a causa della pendenza era rotolato verso il piccolo corso d’acqua, e adesso che aveva la mano ormai immersa nel fango dell'argine si era svegliato. Tutto il braccio gli si era intorpidito a causa dell’acqua fredda e la cosa dovette spaventarlo, perché grugnendo si alzò da terra e corse verso la grotta. Si affacciò dentro appoggiandosi alla parete con il palmo della mano ghiacciata, ancora sporca del fango nero del ruscello. La grotta era bianca, composta da rocce porose e compatte. Una pietra poco utile per fabbricarci utensili e armi ma docile a essere adattata, e infatti ci avevano scavato dentro nicchie e ripari. Gli altri accorsero, svegliandosi al richiamo del capo. Lui cominciò a gesticolare per attirare la loro attenzione , ma il gruppo prese a guardare l’impronta della mano lasciata sull’apertura della grotta da Brutus. Era perfetta, l’esatta riproduzione delle sue dita, si distinguevano nettamente perfino le articolazioni.Brutus era furioso, i suoi non gli davano retta! Grugnì più forte, poi si girò anche lui a osservare.Senza volerlo, aveva inventato la pittura.

#2 Gigi Romano
Ma l'effetto durò poco, tutta l'acqua di cui era intriso il fango rimasto appiccicato alla parete, cominciò a gocciolare e sulla bianca parete di roccia incominciarono a formarsi tanti rivoletti marroni. Non più di una mezza dozzina, che colarono sino al terreno che loro calpestavano. La strana forma che, solo per poco, aveva riprodotto il palmo della mano si era trasformata in qualcosa fi diverso.Nella grotta erano diversi i gruppi che la abitavano.

#3 Catherine Cipolat Si alzò con furore il gruppo dei collistorti coi visi dipinti di ocra. Gli uomini grugnirono più forte di Brutus, volevano picchiarlo e lui si nascose in una rientranza. Nell’impronta della mano deformata dai rivoli si erano riconosciuti e non tolleravano di essere schiaffati sulla parete. Mentre le donne, così allegre e incoscienti, si raggrupparono e presero a ballare, ondeggiando e ridendo. Il fuoco, rimasto acceso, proiettava sulla parete le ombre lunghe e distorte dei loro corpi. Brutus, incuriosito, si fece coraggio, si avvicinò con le dita ancora sporche di fango umido, e volle seguirne i contorni. Il segno era tremolante, ma da lontano sembrava di vedere le donne danzare sulla superficie liscia della roccia.

#4 Bubu Torneo Mentre le donne ondeggiavano rapite dalle lingue di fuoco, il regista, sorprendendo il cast, liberò un urlo inferocito: «Stop! Stop! Stoooop! Ah deficienteee! Ma tte levi de là? Nun te devi mette in mezzo, è la terza volta che stoppiamo. Hai distribuito i cestini alle comparse? E mò vai!». Poi rosso di collera, si voltò verso la troupe. «Ma ndò l’hanno pescato questo… proprio a me mo o dovevano mannà? Ma lo capisce l’italiano?» «E che ne so» rispose il suggeritore, «ha fatto pure i casting e l’hanno castigato ahahahah!» «See, te oggi me mancavi!» «Era ‘na battuta a reggì. McDonald è scozzese, o conoscono tutti, fa audizioni da vent’anni, ma nun lo vogliono, si è pure travestito da donna e da marinaretto, le ha provate tutte!» «Ma è normale?» «E che ne so!» «Senti gobbo, la prossima volta che si mette in mezzo, mo o prendi per er kilt e mo o sbatti fuori! D’accordo?» «D’accordo reggì, nun te ncazza’ è ‘n bravo cristo.» Lo scozzese comprese che parlavano di lui, non gli sembrava vero, era così felice che faticò a non fare un balletto, ma doveva resistere e stare fermo, perché al primo ciack si sarebbe messo davanti alla cinepresa e avrebbe recitato Shakespeare, aveva già un teschio tra le mani, lo aveva trovato in terra vicino al fuoco. Dopo quella performance gli avrebbero dato di sicuro la parte del protagonista: Brutus, il suo sogno. L’aria nella caverna, a causa del fuoco, era irrespirabile. Il regista si terse il sudore, fulminò lo scozzese con uno sguardo e alzò il megafono. «In posizione, ricominciamo! Brutus avvicinati al muro, e voi ballate ragazze, ballate con più sensualità, ce dovete mette er core, me sembrate dei pali de scopa.» «Siamo pronti? Luce! Scena quarta, interno caverna! Tre due uno… Ciack!»

#5 Roberto Alba Un boato improvviso. Gli uomini e le donne si acquattarono. Il silenzio s’impadronì della caverna. Solo i piagnucolii dei piccoli si udivano appena. La terra tremò. Il panico si scatenò per alcuni minuti. Dalla volta, lastre di rocce piombarono su alcuni di loro. Lamenti, poi il silenzio. Tutto era immerso in una fine polvere bianca a tratti accecante per la luce che entrava dall’ingresso. Una donna apparve a Bruttus, come lo spirito di Brakollu, dio del sole. La sua donna, Bonaka, con un pargolo attaccato al capezzolo che mordeva e succhiava penzolando come fosse l’asta di un pendolo, si avvicinò e urlò: «Agalala!». «Enghenenono!» rispose Bruttus. «Agalalaaa!» urlò più forte la donna. «Enghene NONO!» Bruttus alzò la clava. «Oh…» si udì dal fondo della caverna, dove alcuni superstiti osservavano con stupore quanto accadeva. Bonaka indietreggiò. Il bimbo continuava a oscillare come se il tempo avesse deciso di impedirgli una tranquilla alimentazione. La donna raccolse una pietra. «Agalala LA QUA!» disse Bonaka, ma non fece in tempo a sentire la risposta del suo uomo. Sentì una botta tremenda alla testa e cadde priva di sensi. Bruttus Junior continuava a ciucciare aggrappato e sorridente sul ventre della madre.

«Stop! Ma che è sto bamboccio che succhia? A Rolfo chiamame quello degli effetti speciali!»

#6 Carlo Deffenu «Non so dov’è finito. Lo hanno visto con la truccatrice in sala mensa.» «Quella con l’alito che te sembra de sta davanti a un tombino aperto?» «No, la collega. Quella con le tette grosse.» «Me stai a dì la mucca Carolina?» «Sì, lei. Mangiavano la trippa.» «E adesso come lo trovo a quel fetente? Qui ce sta a crollà tutto! Mi dite come la porto a casa ‘sta scena?»
«Te l’avevo detto di accettare la nuova serie sugli zombie» intervenne il macchinista, accendendosi una sigaretta.
«Ce stavano i soldi…produzione grossa. Cinesi e americani.»
«Ma core de mamma, mi ci vedi a fare film de paura?»
«Ah, bello! Svegliati! Li fai già, solo che non te ne sei mai accorto!»

#7 Stefano Olivieri
«Ok ragazzi. Ora facciamo una pausa. Ho sistemato i vostri contributi in modo che possiate leggerli sullo schermo uno appresso all’altro. Io so già che cosa c’è che non va, ma voglio che ci arriviate da soli. Un quarto d’ora per un caffè se volete. Io vado a mangiarmi un tramezzino… » Salvatore Pedullà gira attorno al tavolo, prende la sua giacca e sorridendo all’aula infila la porta. Il gruppo è restato in silenzio, nessuno si aspettava una pausa dopo appena mezz’ora di lezione. Ma il maestro Pedullà, dall’alto dei suoi libri di successo, non può essere certo contraddetto. Soprattutto l’ultimo, “La calabrese smaniosa”, è stato il romanzo horror che negli ultimi due anni ha scalato tutte le classifiche mondiali. Perciò tutti zitti, in pochi escono dall’aula e i più rileggono in silenzio ciò che hanno scritto, aspettando il rientro dello scrittore.

#8 Catherine Zipolat
Non proprio. Uno dei ragazzi si sta innervosendo e ripete tra sé e sé “Pedullà... scrittore... la calabrese che smania... E chi si crede di essere quello?” Luca è un tipo saggio e calmo, uno di quei giovani ragionevoli che mostrano sempre il lato migliore del carattere. Mentre il famoso scrittore mastica lontano da lì il suo tramezzino, lui rimugina e arriva alla conclusione: il tizio famoso è un arrogante. A stomaco vuoto considera l’aula, osserva le solite maestrine che, con o senza penna rossa, non digeriscono il loro panino e arricciano sempre il naso, e le scarta. Considera due o tre tizi dall’aria intelligente e una tipa, bionda e minuta con lo sguardo divertito. Si chiede che effetto farebbe un po’, solo un po’ di ribellione.

#9 Maria Iervolino
Dall'altra parte della strada, sul marciapiede, seduta al tavolo di un ristorante, Milena mangiava il suo piatto di spaghetti con le vongole. Fissò a lungo l'ultimo filo di pasta annegare in un fondo di olio giallo come l'oro, lo scansò sul bordo con fare annoiato, appoggiò la forchetta e con entrambe le mani riportò le ciocche di capelli scuri dietro le orecchie. Busto dritto a testimoniare i millenni trascorsi. Era stata un tempo una donna diversa, aveva danzato ondeggiando in prati e caverne, e poi ancora un'altra e un'altra ancora. Nei secoli dei secoli. Che cosa fosse diventata ora non riusciva a spiegarlo nemmeno a se stessa. Un'anarchica che non tollerava nessun tipo di regola. Forse. “Una terrorista?” pensò “Amen.” Prese la borsa dalla sedia, infilò una mano all’interno e cercò con le dita il pulsante rosso. Attraversò la strada con calma. Si fermò qualche istante vicino al lampione, accese una sigaretta, rimise l’accendino all’interno del pacchetto. Poi estrasse dalla borsa una sfera bianca e la posizionò in un cestino per la carta, proprio davanti all’ingresso del palazzo. Si allontanò con passo indifferente e dopo una decina di metri svoltò l’angolo. Un forte boato fece tremare il quartiere. Il primo piano dell’appartamento di Pedullà andò completamente distrutto, decine di scrittori in erba si riversarono in strada. A qualche centinaia di metri, il regista, imprecò per il crollo della caverna.

#10 Monica Bauletti
"Milena continuò la sua passeggiata con passo lento ma deciso. Incurante della folla di curiosi che accorreva richiamata più dalle imprecazioni del regista che dallo scoppio della bomba. Un sorriso appena accennato le inarcò la bocca ancora carnosa sotto il rossetto lucido e sgargiante. Si fermò davanti a una vetrina per ammirare la propria immagine riflessa. La chioma nera che cadeva morbida sulle spalle e quell’aria soddisfatta la ringiovanivano molto. Una donna senza tempo e senza età con un’energia e un coraggio senza pari, cosi ora si sentiva e così appariva. Una vita vissuta intensamente, passioni profonde, e le tante sofferenze avevano forgiato il suo carattere forte e invulnerabile. Chissà se Pedullà, dopo averla lasciata poco prima, si sarebbe aspettato una reazione così drastica. Milena non aveva lasciato trasparire nessun sentimento. La storia era finita così com’era iniziata. Con superficialità. Senza trasporto. Un rapporto fisico come tanti. La spietata freddezza che Milena metteva nelle sue azioni non poteva derivare che da un background come il suo, fatto di abbandoni solitudini e tradimenti. Scosse la testa, la chioma fluttuò nell’aria, e lei riprese il suo cammino."

#11 Carlo Deffenu
Arrivata al semaforo si guardò intorno: sull’altro marciapiede, vicino al Paradiso del kebab, vide il suo contatto. Era piccolo, vestito tutto di nero e con uno strano cappello in testa. Voleva passare inosservato con il suo look minimal, ma otteneva il risultato contrario: era impossibile non notarlo. Milena attraversò l’incrocio senza pensare alle complicazioni della sua vita sempre al limite e raggiunse Bosforo. L’uomo sorrise con il suo ghigno da iena, estrasse una busta dalla giacca e la porse alla donna.
«Ottimo lavoro. Ora, forse, capirà che non deve scherzare con il fuoco.»
«È solo un uomo pieno di sé» rispose Milena, infilando la busta in una tasca dei pantaloni.
«Non li conti?»
«Mi fido.»
«Wow…non è da tutti in un ambiente come il nostro» esclamò Bosforo, inarcando un sopraciglio esageratamente rifinito dalle pinzette dell’estetista.
«Se qualcuno fa il furbo so sempre come chiudere i conti. Ci vediamo. Se ci sono sviluppi…la mia casella postale la conosci.»
«Posso chiederti solo una cosa?»
«Prova.»
«Stare con quell’uomo com’è stato?»
«Umido. Direi…umido» rispose Milena, girando le spalle e infilandosi nel flusso di gente che camminava lungo il marciapiede.
In lontananza si sentivano le sirene dei vigili del fuoco e quelle più stridule delle ambulanze. Qualcuno rallentò per capire cosa stesse succedendo. Milena non si fermò, scansò i curiosi e proseguì per la sua strada: sentiva il bisogno impellente di una doccia calda. Solo questo: una doccia calda.

#12 Bubu Torneo Intanto dalle macerie, come uno zombie furioso venne fuori McDonald. Si spolverò il kilt con gesti frenetici e cominciò a correre mettendo in mostra l'orribile usanza scozzese. Una volta raggiunto il cronista, gli rubò il microfono con uno scatto cattivo e col respiro affannato iniziò a delirare: "Io, io, so tutto io! Dov'è la telecamera, dov'è?"...

#13 Monica Bauletti
Milena arrivo all’anonimo albergo fuorimano dove aveva occupato una delle tante stanze arredare in modo essenziale e impersonale. Un motel fuorimano dove nessuno si curava di nessuno. Entrò e per prima cosa accese il televisore sgangherato, la prima immagine fu di MC che faceva bella mostra dei suoi attributi grazie al kilt svolazzante. Che immagine squallida e disgustosa! Sulla scia dei commenti del cronista e dei deliri di MC che, evidentemente sotto shock, continuava a ripetere sempre lo stesso ritornello: "Io, io, so tutto io! Dov'è la telecamera, dov'è?" Milena si diresse verso il bagno, si spogliò ed entro nella doccia già fumante. Non aveva fretta e rimase fino a quando le gocce battenti del diffusore non le sembrarono troppo insistenti. Si avvolse in un accappatoio immacolato frizionandosi i capelli con un asciugamano che annodò attorno alla testa come fanno spesso le donne. Ancora una cosa le restava da fare, dal frigobar prese una bottiglia mignon di spumante poi estrasse la busta con i soldi dalla giacca e li sparpagliò sul letto, stappò la bottiglia, la portò subito alla bocca per impedire che lo spumante schiumasse sul pavimento e con una fragorosa risata su tuffò sul letto tra i biglietti da cinquanta euro. Si fece colare in gola il resto del vino e si abbandono agli effetti dell’alcool tra le banconote stropicciare.

#14 Nonno Enio
C'era qualcosa tuttavia che continuava a tormentare Milena, qualcosa che aveva a che fare con le immagini della tv. Purtroppo non aveva a disposizione una registrazione di quei pochi istanti ma cercava comunque di riportarli alla memoria in un attento rallenty. Il suo occhio mentale scivolò via dalla antiestetica e blaterante presenza di Mc davanti al microfono e lei ebbe quasi un sussulto quando, sullo sfondo, dalle macerie fumanti nella sua memoria confusa vide sbucare un uomo, gli abiti laceri e il viso annerito dal fumo. Nelle mani stringeva un fascicolo un po' sbrindellato ma la cura con cui lo serrava al petto la diceva lunga sulla importanza che quelle pagine dovevano avere per lui. Milena capì che non c'era tempo da perdere. Evidentemente il suo lavoro non si era concluso. Doveva trovare il modo per avere una copia di quei pochi minuti di televisione e si mise a fare una rapida ricerca in internet per trovare la sede della piccola emittente locale che aveva mandato le immagini.

#15 Maria Iervolino
Niente da fare, le trasmissioni non erano sul sito, toccava aspettare il giorno dopo. L’unica alternativa era quella di rivolgersi al famoso regista, e provare a estorcergli qualche informazione in più. Il pensiero non fece in tempo a spegnersi che un rumore sordo di nocche sulla porta la raggiunse proprio mentre l’accappatoio scivolava ai suoi piedi. Lo sollevò da terra e con le mani tese a fermarlo sul corpo si avvicinò alla porta. “Chi è?” “Sono io.” Milena aprì la porta, fece entrare l’uomo e subito richiuse. “Finalmente, ti aspettavo con ansia.” Girò le spalle lasciandogli ammirare il fondoschiena. “Brava e bella” disse lui sorridendo. “Oh, cosa sono questi modi gentili?” chiese “Non eri tu quello che imprecava in romanesco fino a qualche ora fa?” “So trasformarmi, quando è il caso, tu non sai ma con quella gente c’è bisogno di maniere dure, o approfittano e la regia se la fanno da soli.” Milena rise, lui l’attirò a sé e la bacio. “mmmhh…” mugulò la ragazza “questo è un premio aggiuntivo?” Poi rise forte, lui portò l’indice sulla bocca di lei e la adagiò sul letto.

#16 Nonno Enio
"Lasciati guardare. - sussurrò lui - Lascia che un povero uomo goda di tanta bellezza... "
"Tanto mica potresti fare molto di più ..." lei rispose.
"Uff !! - sbottò l'uomo - Possibile che tu debba sempre rovinarmi ogni momento di piacere estetico che trovo sulla mia strada?"
"Ma tesoro! Non è mica colpa mia se quel deficiente che ti ha operato l'anno scorso ha fatto un casino dalle parti dei tuoi centri nervosi che governano quel cosino lì, in mezzo alle gambe! Dai, non stare a crucciarti! In fondo devi ammettere che la tua fantasia ci ha guadagnato parecchio da quando la pratica per te è finita"
"E cosa facciamo adesso?"
"Adesso andiamo a cercare tutte le foto dei partecipanti al corso di scrittura creativa tenuto da Pedullà. Sono quasi sicura di riuscire a identificare una certa persona che è sopravissuta all'esplosione"

#17 Bubu Torneo
Ma i due, quando ebbero le foto dei partecipanti tra le mani, si accorsero che, oltre al regista, l’unico sopravvissuto all’esplosione era lo scozzese.
«Eccolo!» Disse felice Milena, «Lo abbiamo trovato!»
«NOOO!» Si lasciò sfuggire il regista, «Ancora lui…».
Seppero al commissariato che McDonald era stato arrestato per disturbo alla quiete e atti osceni in luogo pubblico. Quando lo avevano acciuffato, neppure al cospetto delle forze dell’ordine era riuscito a rinsavire: «Lasciatemi!» Aveva urlato divincolandosi, «Voi non sapete chi sono io! Ve ne pentirete!» Con un gesto fulmineo, raccontò loro il commissario, quel matto aveva sfilato lo spillone del kilt e minacciato i poliziotti. L’apertura del panno tartan, che era scivolato dolcemente ai suoi piedi, aveva rivelato due gambette storte e una parte glabra e rinsecchita che il commissario non riusciva a descrivere senza incontrollati accessi di risa. Erano fuggiti tutti schifati da quella visione e lo scozzese nudo, davanti alle telecamere con un microfono in mano, aveva dato vita al suo show…
«Sarebbe stato il momento più bello della sua vita» considerò il commissario con aria divertita, «se un vaso, caduto dal terzo piano, non lo avesse centrato in pieno.
Ringraziamo ancora la divina provvidenza. Lo abbiamo portato via che delirava: “No, devo firmare gli autografi. Voglio un avvocato! Dov’è la telecamera! È abuso di potere, sequestro di persona”. Adesso è da tre giorni che sta scrivendo e dice di chiamarsi Fedor, lo volete vedere?» «No!» Disse il regista scattando sull’attenti. «Sì» disse Milena all’orecchio del regista, «c’è rimasto solo lui da poter incolpare».

#18 Stefano Olivieri
«Ecco», disse il dottore consegnando alcuni fogli ai ragazzi, «questo è tutto quello che ha scritto vostra madre nelle ultime settimane. È ancora non del tutto libera dalle sue angosce, ha scritto diciassette capitoli di una sorta di sceneggiatura cambiando personalità ogni volta. E ricorre spesso il nome di un certo McDonald…» I figli della paziente si guardarono l’un l’altro negli occhi, imbarazzati. Il maggiore si voltò verso il letto della mamma, in quel momento era sedata e quei lacci che le stringevano i polsi non sembravano aver senso. Li indicò al dottore. «Ma è proprio necessario legarla in quel modo? Ora sta dormendo.» Il medico sorrise . «È proprio quando dorme che spesso smania di più. Comincia a toccarsi, si strappa la sottana gridando sempre lo stesso nome…» «McDonad…vero?» chiese il ragazzo. «Esatto. Ma chi è? Un vostro parente? » Il ragazzo scosse la testa. «Non lo sappiamo di preciso. Deve essere uno che ha conosciuto in rete. È da un anno almeno che ha quest’ossessione. » «Bene», tagliò corto il dottore, «adesso è sotto sedativo. Appena si sveglia potrete portarla a casa. Dovrebbe aver passato la crisi, ma sorvegliatela di continuo. E niente pc: fatela passeggiare, portatela nel bosco. Insomma, tenetele la mente occupata. » Il ragazzo sorrise di riconoscenza. «Grazie dottore. Faremo come dice lei.»

#19 Nonno Enio
I figli della donna - Laura e Francesco - si sedettero a fianco del letto e si guardarono sconfortati. Come avrebbero fatto a tenere la mamma lontana dal pc. Ma soprattutto come avrebbero fatto a isolarla dal resto del condominio visto che si erano resi conto che, quando lei veniva colta da quelle crisi, i suoi lamenti e le sue frasi sconnesse varcavano facilmente i sottili muri del loro appartamento. E la sua camera corrispondeva proprio a quella di un anziano pensionato che passava tutta la sua giornata a spettegolare con la portinaia della stabile. Figuriamoci che razza di storie avrebbero potuto montare su quei due con l'aiuto delle due sorelle zitelle del terzo piano. Roba che di sfumaturte ne avrebbe avute poche ma di fantasia tanta! "Ci sono! esclamò Francesco - Il Marocco! Da quanto tempo è che la mamma sogna un viaggio in Marocco? I soldi ce li abbiamo, tu sei libera da impegni e puoi accompagnarla. Un paio di settimane lontana da qui ... magari incontra qualche bel Tuareg che le faccia dimenticare quello scozzese!"

#20 Carlo Deffenu
Laura si imbarcò sul volo per Casablanca con una strana ansia che non riusciva a controllare. Sua madre sembrava calma. Parlava con le hostess, leggeva il giornale, curiosava tra i passeggeri e ogni tanto diceva la sua sul tempo, la politica o l’ultima esternazione del Presidente del Consiglio. Indossava un pantalone scuro e una giacca dal taglio elegante. «Tutto bene, mamma? Tra pochi minuti partiamo.» «Vacanza?» chiese una donna seduta vicino al finestrino. Laura rispose con un sorriso che avevano deciso di prendersi qualche giorno di pausa per ritemprare il corpo e lo spirito. «Come vi capisco. Io adoro il Marocco. Questa è la quarta volta che ci torno.» «Per noi è la prima. Vero mamma?» La donna si girò verso la figlia e iniziò a battere nervosamente le dita sul giornale aperto sulle gambe. «C’è un complotto contro di me.» «Come dice, scusi?» chiese la donna. «No, non è nulla. Mia madre scherza.» «Elsa Fornero non scherza mai.» «Scusi?» disse la donna. «Come?» aggiunse Laura. «Ma siete per caso sorde? Ho detto che Elsa Fornero non scherza mai.» «Cosa c’entra Elsa Fornero?» chiese la donna, confusa da quell’esternazione incomprensibile. «Tutti ce l’hanno con me per le mie scelte coraggiose. Ma io sono un tecnico. Io so cosa serve per l’Italia. Capito?» Laura fissò sgomenta sua madre e la donna seduta vicino al finestrino. La situazione era più grave del previsto. «Si pregano i signori passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza e di spegnere gli apparecchi elettronici» annunciò la voce di una hostess. «Finalmente si parte!» esclamò Laura. «E certo. Non c’è mica tempo da perdere. Siamo vicini al baratro. E poi chi lo sente Monti se non porto a casa il risultato?» Laura e la sua vicina di posto annuirono imbarazzate. Con lo sguardo fisso nel vuoto cercarono di non pensare troppo alle ore di volo che le dividevano dalle magiche strade di Casablanca. Il regno delle mille identità possibili.

#21 Maria Iervolino
Dalla parte alta della città, tra i pini secolari che costeggiavano la strada, le ambulanze scesero a corteo. Una dietro l’altra e, a sirene spente, si avviarono verso il centro. Dall’alto un elicottero della protezione civile monitorava tutta la zona. Sulle facce dei passanti si dipinse lo sgomento. Non vi era mai stata, a memoria d’uomo, una mobilitazione di tale portata. Milena e il regista, al secolo Igor Burbero, furono sorpresi mentre litigavano sulle dimensioni di “non si capisce bene cosa”. La ragazza strinse i denti e con occhi rossi cercò di addentare il braccio di un infermiere. Igor non oppose alcuna resistenza. “Sì” disse, “voglio tutte le pasticchine”. All'aeroporto una squadra speciale bloccò il volo per Casablanca, prelevarono una donna che blaterava di politica. McDonald, invece, rideva isterico dal lettino del centro già da qualche ora. Mentre nell’atrio della clinica, un gruppo di attori, si spintonavano e insultavano in una lingua sconosciuta. “Agalala!” urlò una donna. “Enghenenono!” l’aggredì, l’uomo bruto con una clava in mano.

La notte scese calma sulla città, lo scrittore Pedullà si risvegliò nel nosocomio cittadino con la testa fasciata, in altre camere alcuni dei suoi seguaci appuntavano mentalmente fantasiose ipotesi sull’attentato. Ben presto, tutti, avrebbero raggiunto la clinica psichiatrica. Un gran fermento tra i corridoi per accogliere un così alto numero di internati.

Il Bosforo e il suggeritore, vento tra i capelli, correvano liberi sulla strada. Furono i soli a sfuggire al rastrellamento.

#22 Bubu Torneo
Insomma, la storia era finita. Gli scrittori avevano raccolto i loro fogli con aria mesta, si erano divertiti, anche se spesso la narrazione aveva preso percorsi tumultuosi, ma quando le fantasie son tante, bisogna pur adeguarsi. I signori Mauri e Spagnol, dietro alla cattedra, avevano fatto un breve discorso di commiato, supportati dal signor Ponte di Pino che a differenza loro si era distratto di continuo, toccando con piglio nervoso tutto ciò che aveva a portata di mano. Il signor Mauri si era alzato in piedi, aveva fatto un sorriso agli scrittori e aperto la cartella per raccogliere i loro lavori. Uno ad uno gli scrittori consegnarono i fogli, quando ad un tratto si udì un cigolio dalla piccola porta di sicurezza. Tutti si voltarono... Si affacciò un tizio nascosto da una montagna di fogli tale da fare impressione. Giunse ondeggiando davanti alla cattedra. Posò una busta della spesa piena di CD, dopodiché si rovistò con una mano in tasca e tirò fuori un sacchetto pieno di chiavette usb. Poi, facendo attenzione a non far cadere tutto, posò la montagna di fogli davanti al signor Mauri. «Ecco!» Biascicò il tizio con un largo sorriso prima di sedersi, appagato e felice, proprio sulla sedia del dottor Mauri.

IL REFUSO NON PERDONA

 
Nel post precedente ho parlato del trucco della lente di ingrandimento per scovare in un manoscritto refusi ed errori di battitura.
C'è chi legge a voce alta, chi legge alla rovescia, chi partendo dall'ultima riga per arrivare alla prima, chi legge a salti, chi a voce alta, chi usando un righello per separare le righe dal contesto generale...insomma, l'incubo del refuso è sempre presente nella vita di un autore e in quella professionale di un editor.
Proprio l'altro giorno, lavorando alle bozze di un testo al corso di editoria, abbiamo scoperto un piccolo refuso nel libro stampato. Di cosa si tratta? Una stupidata, ma nel suo piccolo...stona.
Allora, la casa editrice, per una loro convenzione metodologica, scrive i nomi delle città, le località, le parole straniere, le marche o ad esempio il nome di un vino, sempre in corsivo. Quindi, se un autore scrive ad esempio "La Pelosa"* tra virgolette, loro tolgono le virgolette e scrivono la località in corsivo. Bene, tutto chiaro, peccato che poi, confrontando i due testi, si scopre che La Pelosa è stato scritto in corsivo tra virgolette nella versione definitiva.
Cosa è successo? Molto semplice: una svista. Hanno corretto la parola, ma non hanno eliminato le virgolette. Quindi, se nella ristampa quel refuso non ci sarà, il merito è tutto nostro.
Perché parlo di questo? Perché l'altro giorno, dopo aver inviato tutto orgoglioso il mio ultimo romanzo a una cara amica, vengo a scoprire, grazie a lei, un orrore ortografico proprio nel primo capitolo. Una svista assurda, impossibile...eppure...è capitato. A volte ci si mette anche il computer a cambiarti le parole, o a volte ti ci metti tu, che cambi la costruzione di una frase e ti dimentichi una H di troppo! Fa sempre male...peggio di un calcio negli stinchi.
Puoi leggerlo mille volte ma lui...lui...il dannato refuso spunta sempre quando meno te lo aspetti.
 
* La Pelosa: famosa spiaggia di Stintino.

martedì 27 novembre 2012

IN QUESTO MONDO DI SQUALI

 
Ieri c'è stata la quarta lezione del corso di editoria.
L'ultima lezione abbiamo presentato una nostra sinossi. Io sono stato l'unico a leggere la sinossi di un mio romanzo. Ho fatto in modo di girare a mio favore i compiti a casa: dovevo scrivere la sinossi e usando uno schema proposto durante la lezione, ho scritto la mia. Breve, essenziale e con il finale inserito.
Di solito si tende a ometterlo pensando che non sia il caso di rovinare la sorpresa a chi legge. Ma un editor non cerca una quarta di copertina. Non deve essere stuzzicato alla lettura, ma al contrario deve capire che tipo di testo si sta accingendo a leggere. Il suo sguardo è tecnico, letterario e, ovviamente, commerciale.
La mia sinossi è piaciuta. Ha stimolato i miei compagni di corso e acceso un interesse anche negli occhi degli insegnanti.
Un piccolo segnale positivo per il mio lavoro.
Ieri abbiamo parlato anche del contratto di edizione (quante cose che si scoprono...my god!) e infine ci siamo confrontati sull'editing e sulla correzione delle bozze. E' un lavoro duro e, in fondo, stimolante. Ci hanno rivelato alcuni segreti e alcune procedure: le riletture sono infinite e si usano svariati trucchi. Persino la lente di ingrandimento per scovare errori e refusi. Un altro segreto è leggere il testo a voce alta. Solitamente, quello che passa in una lettura silenziosa, spicca subito all'occhio (o dovrei dire all'orecchio) a una lettura "parlata". Suoni, parole stonate, periodi goffi o confusi...tutto diventa palese, chiaro. Provate. Anche per i dialoghi. Capirete subito se suonano "veri" o "finti".
Insieme abbiamo lavorato su un libro pubblicato dalla casa editrice: da una parte il testo ufficiale, e dall'altra il manoscritto originale. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi il lavoro fatto per smussare, ripulire, perfezionare il testo.
Ecco, davanti all'evidenza, capisci quanto uno scrittore venga "costruito" dagli editori. Non nel senso negativo...ma nel valore positivo del termine. Si trasforma un testo passionale, personale, intimo, in qualcosa di concreto, reale, fisico, commerciale. Si crea un CORPO per il romanzo. E' stimolante, forte, creativo. Vizi di forma, imperfezioni, regionalismi...tutto viene visto, valutato e ridimensionato. Per la prossima lezione ci hanno assegnato il capitolo di un altro romanzo edito (la versione originale) e ci hanno chiesto di fare noi la correzione delle bozze senza tenere conto del lavoro fatto dalla casa editrice.
 
Il discorso che ho fatto in precedenza sulle case editrici a pagamento si arricchisce di una costola interessante: uno scrittore diventa tale solo quando pubblica con una casa editrice che investe su di lui?
Quindi chiunque arrivi in libreria è un autore? Ho qualche dubbio e i casi elencabili sono infiniti. Essere pubblicato non è sinonimo di qualità narrativa. Sarebbe troppo semplice. Come non credo che si possa affermare che la patente di scrittore te la possa dare una casa editrice. Ti può legittimare sul mercato editoriale, ma questa, per me, è un'altra questione. Basta entrare in una libreria qualsiasi per capire come spesso, i libri, siano trattati come semplici prodotti di consumo. Copertine identiche, titoli che si somigliano tutti, richiami a vampiri, spezie (zenzero, sandalo, caffè) o lavori (esecutore, imbalsamatore, esattore) per non capire che c'è una corsa sfrenata alle 50 (e più) sfumature di grigio.
Lo squalo mangia il pesce più piccolo...e la lotta è impari e disperata.
Se potete date fiducia alle piccole realtà editoriali. Investite un po' di soldini negli esordienti. Scoprite cosa si dice di nuovo sul mercato editoriale. Non chiudetevi nella vostra torre d'avorio. L'umiltà e il confronto portano molto lontano.
 
Ve lo dice uno che scrittore, forse, non lo diventerà mai.

sabato 24 novembre 2012

POMODORI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

 
I gay mangiano o cucinano diversamente? Naturalmente no, ma proprio da questo paradosso nasce l'idea di questo libro, il primo manuale gay che spiega come cucinare qualcosa di decente al proprio fidanzato, alla mamma di lui, alla vostra, agli amici che vi trovate in casa. Alessandro Fullin, da anni chef teatrale e letterario ironico e pungente, si allea con l'esperto di padelle Stefano Chiara (che gli chiede 1000 euro per l'impresa!) per realizzare questo prezioso ricettario, con piatti assolutamente sperimentali, ma riletti in chiave camp e surreale. Bastano alcuni titoli per capire a quali vette può arrivare la cucina gay italiana: Coscette di pollo alla Kessler, Dieta Garbo, Banana Soraya, Invidia di piselli...E per non perdersi tra un Tacchino in foulard e una Faraona D'Egitto, un utile indice per distinguere un Piatto della Mamma da Uno per sedurre Lui, senza dimenticare i cocktail e una preziosa appendice con la ricetta dei biscotti per il chihuahua. Un nuovo modo quindi per trovarsi a tavola insieme a persone di ogni razza e sesso, gay, etero e metrosexual: che sia questo il prossimo traguardo della cucina "fusion"?
 
Questo è quello che si legge nel risvolto di copertina del libro-ricettario-manuale di comportamento di Alessandro Fullin, attore esilarante e strabordante conosciuto grazie al programma Zelig. La presentazone di POMODORI SULL'ORLO DI UN CRISI DI NERVI - LA VERA CUCINA GAY ITALIANA, tenutasi al cirolo Borderline a Sassari, è stata seguita da un pubblico attento e divertito. Era impossibile non ridere delle infinite variazioni sul tema lanciate con garbo da Fullin. Dal gay che prepara il formaggio in una casa di 45 mq per cucinare le formagelle (se ne avesse una di 55 mq cosa farebbe? Il parmigiano reggiano?) alla coppia che adotta un chihuahua per sentirsi più "famiglia" (esilarante l'anedotto vero che riguarda l'illustratore del volume che adotta con il compagno una cagnetta che viene investita dopo due giorni...la versione di Fullin è che il cane, rendendosi conto di avere una vita davanti con due gay super affettuosi, decide di non potercela fare e si butta sotto il primo parafango! P.S.- la cagnetta in questione si è salvata!).
Fullin lo ha dichiarato apertamente: io non so cucinare. Ho un microonde dove infilo di tutto...una trota e lascio che si mumifichi. Ma questo poco importa: il gioco è chiaro. Ironizzare sui vizi, i tic e le passioni della comunità gay. C'è anche una sezione dedicata agli amici etero con ricette adatte per loro, tra cui, Conigliette alla Tex Willer e John Wayne di zucchine.
La veste grafica del libro è molto simpatica e intrigante. I disegni di Giovanni Battistini sono ironici e perfetti per il climax del testo. Le ricette folli...la voglia di prendersi in giro...tanta.
Se leggendolo riderò anche solo la metà di quello che ho riso durante la presentazione, i miei 14,90 euro saranno spesi bene.
 
 
Io e Alessandro.
 
E qui la copertina del libro.
 
 
Cairo Editore
 
 
Alessandro Fullin con Stefano Chiara (lo chef).
 
 
Illustrazione di Giovanni Battistini (Lady Star?)
 
 
Copertina: 8
Stile: 10
Commestibilità: da verificare!

mercoledì 21 novembre 2012

VUOTO-PIENO

 
Vuoti e pieni.
Occasioni perdute, salvate o lasciate da qualche parte.
Chiavi senza serrature.
Vetri senza specchi.
Mani senza intenzioni.
E tu...leggero e fragile.
Ti plasmi senza rancore.
Bicchieri di vetro lucido.
Plastica duttile.
Cioccolato fondente.
Biglietti lasciati al mittente.
Lettere mai scritte.
Alcune solo annunciate.
Altre abortite.
E io...che ti chiedo il permesso.
Posso respirare?
Nutrirmi di carne e sudore?
Hai preso tutto.
E hai lasciato solo il resto di un conto mai pagato.
Solo questo.
Solo questo...un vuoto pieno.

mercoledì 14 novembre 2012

LA MELA AVVELENATA DELL'EDITORIA

 
La seconda lezione del corso di editoria affrontava il problema delle Case Editrici a pagamento e di quelle, e non sono poche, a "doppio binario".
Per doppio binario si intende una C.E. che si muove su entrambi i fronti: libri a pagamento e libri scelti per il loro valore letterario.
Discernere le due cose spesso non è facile.
I trucchi per ingannare l'autore esordiente sono infiniti e conviene sempre diffidare di chi ti chiede un contributo in denaro o, più subdolamente, un aiuto concreto - perché loro sono piccoli e hanno bisogno di una mano - comprando 100-200 copie del tuo meraviglioso romanzo. Intanto ci saranno le tue zie, i tuoi cugini, i tuoi amici, i tuoi colleghi pronti a comprarlo appena sapranno che il libro è stampato.
Cosa ci perdi? Nulla, no!
Peccato che quei libri non arriveranno mai nelle librerie e che spesso la loro tiratura corrisponderà esattamente alle copie comprate dall'autore per aiutare l'editore "coraggioso".
Poi c'è la via delle raccolte.
Partecipare non costa molto: invii una poesia o un raccontino, paghi 50 euro e partecipi al concorso; se vinci...entri nell'antologia. Spesso queste antologie sono formate da un numero di racconti (o poesie) notevole e vincere non è poi così difficile. Chissà perché!
Quindi, alla somma dell'iscrizione, sommaci tutte le copie che i singoli autori compreranno per amici e parenti. impazienti di leggerli, e capirai che giro d'affari può muovere una procedura del genere. Ci può essere anche un concorso al mese, o più concorsi al mese, spesso tematici: l'amore, il natale, il primo figlio, la fine del mondo, ecc. ecc. Un modo istrionico per fregare gli autori e farli sentire protagonisti dentro un progetto che non arriverà mai sullo scaffale di una libreria.
Un ottimo modo per capire se c'è una truffa in atto è la velocità di risposta degli editori: se si fanno vivi dopo una settimana-un mese c'è qualcosa che non va. Se ti urlano che sei il nuovo Wilbur Smith e non vedono l'ora di lavorare con te, inizia a dubitare. I tempi di risposta di una casa editrice seria si aggirano tra i 6 e i 9 mesi...tempi inferiori sono da considerarsi improponibili se non si hanno corsie preferenziali come un agente letterario che ci rappresenta.
La voglia di stringere il nostro libro tra le mani è forte...e nessuno - o quasi - scrive per la gloria. Non ho mai creduto a chi dice orgoglioso che scrive soltanto per sé stesso: in parte è così, ma sotto sotto c'è la voglia comprensibile di entrare in contatto con il mondo, di condividere emozioni, esperienze, storie.
Quindi trattenete la naturale vanità che porta solo guai (ne sa qualcosa la strega di Biancaneve) e cercate i canali giusti per vedere realizzato il vostro sogno di gloria.
 
Una casa editrice fa anche scouting (non aspetta solo i manoscritti per posta per scovare i suoi autori) e i concorsi, i blog, i forum sono vetrine importanti per farsi notare e far girare le proprie cose. 
Strano a dirsi, ma anche siti come "Il Mio Libro" possono rappresentare un'occasione di visibilità da non sottovalutare.
E' già capitato che un autore sia arrivato alla pubblicazione reale attraverso la via del self-publishing. Questo passaggio farà storcere il naso a più di una persona. Molti diffidano di questi siti e non ci vedono nessuna differenza con le C.E. a pagamento. E' vero che i testi pubblicati non sono editati da nessuno. Uno potrebbe caricare la lista della spesa e stampare quella. Ma se vogliamo parlare di sana vanità, questi siti ci permettono di soddisfarla con una modica spesa. Si può ordinare una sola copia e regalarla alla persona che amiamo (o odiamo) o tenercela stretta nel nostro cassetto dei sogni. Metterla in vendita sulla vetrina del sito, partecipare al concorso IL MIO ESORDIO, oppure lasciarla relegata in un ambito strettamente privato. Quindi, invece di regalare (buttare) i soldi con le case editrici a pagamento, se proprio volete togliervi la soddisfazione, usate la via meno onerosa dei siti di self-publishing.
10 copie da smerciare sono una cosa, 200 un'altra. Fatelo per i vostri conoscenti...così smetteranno di cambiare strada tutte le volte che vi incrocieranno.
 
Alla fine della lezione ci hanno anche assegnato il compito per casa: scrivere la sinossi di un romanzo da presentare a una casa editrice.
Ecco, inizio a sudare. Ho sempre odiato le sinossi...ma se non voglio prendere subito un non-classificato in pagella è meglio che mi dia da fare.
 
Era una notte buia e tempestosa...

martedì 13 novembre 2012

LA PAROLA AI TESTIMONI

 
Tutti noi (o quasi tutti) abbiamo un animale domestico che ci fa compagnia.
Cani, gatti, criceti, canarini, pesci rossi, conigli, pitoni, furetti ecc. ecc.
Anedotti, racconti di vita, esperienze comiche, piccoli dolori, vacanze condivise, passeggiate, abbracci, riposini pomeridiani...cosa tutto non c'è nel nostro rapporto intimo con il nostro amico a quattro zampe...e non solo?
 
Mi ha divertito parecchio l'idea di Avilo, che nel suo Blogaccio ha inserito una rubrica dove intervista gli animali dei suoi amici blogger.
Il mio pesce rosso di nome Fortunato è una delle bestiole intervistate.
Leggendo le sue risposte ho sorriso più di una volta e mi sono posto qualche domandina sulla correttezza del mio comportamento: faccio davvero tutto quello che posso per far vivere al meglio il mio pesciolino?

domenica 11 novembre 2012

SON TUTTE MATTINIERE LE MAMME DEL MONDO!

 
Questa mattina mi ha svegliato mia madre.
Driiin...driiin...
Ho messo i piedi (nudi) fuori dal letto e sono corso a rispondere.
(Odio il trillo del telefono di prima mattina).
Ho sperato che non si trattasse di un centralino telefonico con offerte miracolose, di un mobilificio CAZZONE con il tutto compreso che scade due giorni dopo, di improbabili catene di Sant'Antonio, di Testimoni di Geova invasivi e organizzati, di un Carlo Conti qualsiasi con un telequiz pre-colazione, di un cretino che ha sbagliato numero...no, nulla di tutto questo...solo la mia dolce mammina che ha voglia di sentire la mia voce (rauca...ho un rospo in gola?) e di parlare un po' dei massimi sistemi (ma anche dei minimi...mia madre è una donna democratica!).
Ho risposto da una dimensione parallela...PRONTO?
E lei era lì: pronta, sveglissima, carica di parole...TUTTA PER ME.
Ho pensato: adesso le dico che vado a prendere le ciabatte o mi si gela il culo...
Ma non ci sono riuscito...era già partita in quarta (ho sentito chiaramente il cervello raspare!)
Ok, mi rassegno.
Non pensare al malditesta...mi dico...non pensare al freddo...alla vescica che scoppia...alla tua voglia di bere un sorso - almeno uno - di acqua per lenire il fastidio alla gola...NO!
Devi ascoltare.
Mia madre produce concetti e pensieri a una velocità tale che per me è impossibile gestire tutte quelle informazioni: soprattuto se la sera prima ho fatto tardi, ho bevuto una birra di troppo e ho dormito meno ore del mio standard giornaliero.
Mi ha parlato di questo e di quello (mia madre ha sempre qualche nuova morte da annunciarti...ti ricordi signora Jolanda? No, ma', non mi ricordo. E' morta. Davvero? Sì. Povera! - fingo di ricordare e sospiro in modo drammatico) e devo ammettere che ci sono stati dei momenti dove ho staccato la cornetta dall'orecchio per riposare il mio timpano al collasso.
Sono sicurissimo che sarei potuto entrare in bagno per fare pipì, avrei potuto mettere la moka sul fornello, aprire la finestra, stendere il bucato, accendere il computer, cambiare il mangime ai canarini, mandare 3 o 4 sms, fare 10 flessioni ...e l'avrei ritrovata ancora infognata nel suo monologo interminabile.
Ci sei?
Si che ci sono.
E vai con il bla-bla-bla.
Io sono paziente...ma sempre meno, lo confesso.
Mi annoio facilmente e odio sempre di più il telefono.
La mamma è la mamma...però che fatica gestire le ansie e le frenesie delle persone che ami, capire i loro momenti down e trovare una fessura in quel muro compatto di parole.
Ho sempre di più l'impressione di essere vittima di un loop senza fine!
 
Ho chiuso la telefonata con la scusa (reale) che mi si stavano gelando i piedi e lei...un po' delusa...mi ha ricordato un'altra decina di cose urgentissime e poi si è arresa...salutino della nonna sorda e poi via, si torna a letto.
Ma ormai la magia si era irrimediabilmente persa.
I sogni svaniti...il tepore idem.
Ho lottato con le coperte per una mezz'ora e mi sono alzato.
La mia domenica è iniziata.
 
Grazie, mammina!
 

sabato 10 novembre 2012

FANTASIA AL POTERE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Foto scattate per le strade di Lucca durante la sempre più seguita manifestazione di LUCCA COMICS.
 
Trovo personalmente fantastica questa concentrazione di fantasia, follia e fratellanza.
 
Bello, bello, bello.

martedì 6 novembre 2012

UNA STRISCIA DI BAVA

 
 
 

COSA C'E' DIETRO UN LIBRO?

 
Oggi ho iniziato un corso sull'editoria.
Otto lezioni di due ore l'una per capire come funziona tutta la filiera del libro, come si apre una casa editrice (analizzando anche gli aspetti più tecnici e commerciali) come si sceglie un libro, come ci si lavora sopra, come si sceglie e si crea una copertina, come ci si rapporta con la distribuzione, con i giornali, con le librerie, come si crea un evento, una presentazione...ma non solo...si analizzano anche i modi più giusti per presentare un testo e si lavora con dei tecnici (autori, editor, illustratori, grafici) che di volta in volta analizzeranno un aspetto particolare della creazione di un libro.
Oggi ci siamo conosciuti e ci siamo presentanti.
Tra i partecipanti al corso ci sono personaggi molto particolari: un'agronoma che si è reiventata un lavoro aprendo un sito che parla di piante (ha appena pubblicato un libro con un'importante casa editrice sulle piante ornamentali), una bibliotecaria, un'insegnante precaria, un giovane libraio che lavora come editor in una piccola casa editrice, una curiosa, una ragazza arrivata da Milano solo per il corso (mi ha subito detto: scusa...ma io mi siedo sempre tutta storta!)...insomma un mondo vario e diversamente motivato.
Io perché mi sono iscritto?
Tutti, all'inizio della lezione, ci siamo presentati e abbiamo spiegato le nostre ragioni (tipo riunione degli alcolisti anonimi) e io, molto semplicemente, ho spiegato che sono mosso dall'amore per la lettura e la scrittura, dalla curiosità di capire cosa di nasconde dietro l'oggetto libro, e anche, perché no...per imparare qualche trucco per muovermi meglio nell'ambiente.
In verità ho anche un po' di tempo libero (sono senza lavoro) e una gran voglia di mettermi in gioco.
 
I dati ISTAT che ci hanno fornito oggi sono inquietanti.
Le Case Editrici in Italia, nel 2011, sono 2225.
Durante lo stesso anno 138 Case Editrici hanno chiuso i battenti.
Le C.E. prese in considerazione dall'ISTAT sono quelle che pubblicano almeno 11 libri in un anno, quindi si intuisce che nell'elenco non sono inserite tutte le piccole e piccolissime C.E. che pubblicano meno di 11 libri in un anno, e sono presenti invece le C,E. a pagamento che ovviamente pubblicano più di 11 libri all'anno perché il loro scopo è quello di guadagnare sull'ingenuità e le velleità degli autori.
 
Insomma...è una giungla.
Ecco, si può dire che il mondo del libro è una giungla dove i grandi sbranano i piccoli.
Resistere non è facile.
Ma se ci si mette un po' di cuore, un pizzico di cervello e un filo di spregiudicatezza e istinto...ecco...forse qualcosa succede.
 
Vi farò sapere in seguito come andrà.
Al massimo mi apro una Casa Editrice tutta mia con la promessa di non pubblicare mai niente di mio.
Non sarebbe etico, no?
 
eheheh...

domenica 4 novembre 2012

GIRA LA RUOTA

 
Qualcuno dice: hai voluto il triciclo?
E allora pedala!
 
E io, infatti, pedalo e sono felice di farlo.
Ho finito un romanzo complesso e ora, dopo mesi di lavoro, posso finalmente plasmare il materiale, rifinirlo, smussarlo, rielaborarlo.
Domani lo riprendo seguendo i consigli dei primi lettori di fiducia (non potete immaginare quanti refusi, errori, ripetizioni possono rimanere tra le righe nonostante i tuoi infiniti controlli!) e dopo qualche giorno di riposo lo stampo e lo rileggo su carta.
Posso assicuravi che l'effetto cambia notevolmente.
Hai una sensazione di controllo - direi quasi materico - che sullo schermo del pc è difficile raggiungere.
 
Ho quindi tra le mani questo progetto in divenire, e spinto da un impulso incontrollabile, ne ho iniziato subito un altro.
Non funziona sempre così.
Di solito le idee ristagnano.
Forse, nella mia vita, c'è una forza che preme per essere espressa...raccontata...esplicitata.
Non lo so spiegare.
 
Frugando su vari blog che parlano di letteratura ho trovato un decalogo di Etgar Keret che spiega cosa è l'azione dello scrivere a chi ama scrivere.
 
1. Godi della scrittura.
Gli scrittori raccontano sempre quanto sia duro il processo di scrittura, e quanta sofferenza provochi. Mentono. Alla gente non piace ammettere di godere del proprio lavoro. Scrivere è un modo di vivere un’altra vita. Molte altre vite. Le vite di un’infinità di persone che tu non sei mai stato, ma che sono assolutamente te. Ogni volta che ti siedi e affronti la pagina e provi a scrivere - anche se non ce la fai - sii grato per l’opportunità che hai di espandere lo scopo della tua vita. È divertente. È figo. È dandy. E non lasciare che nessuno ti dica il contrario.

2. Ama i tuoi personaggi.
Perché un personaggio sia reale, deve esistere almeno una persona al mondo in grado di capirlo e di amarlo, non importa se approvando o meno quello che fa. Tu sei la madre e il padre dei personaggi che crei. Se non li ami tu non li amerà nessuno.

3. Quando scrivi non devi niente a nessuno.
Nella vita se non ti comporti bene vieni sbattuto in galera o in un istituto, ma nella scrittura si può fare tutto. Se nella tua storia c’è un personaggio che ti attrae fisicamente, bacialo. Se c’è un tappeto che detesti, brucialo nel bel mezzo del soggiorno. Quando scrivi puoi disintegrare i pianeti e sradicare intere civiltà con uno schiocco di dita, e un’ora dopo la signora del piano di sotto ti rivolgerà ancora il saluto.

4. Comincia sempre dal centro.
L’inizio è come il bordo di una torta bruciacchiato dalla teglia. Puoi averne bisogno per ingranare ma non è davvero commestibile.

5. Cerca di non sapere come va a finire.
La curiosità è una forza molto potente. Non perderla per strada. Quando stai per scrivere una storia tieni sotto controllo la situazione e i bisogni dei tuoi personaggi, ma lasciati sempre sorprendere dalle svolte della trama.

6. Non usare niente solo perché “si fa così”.
Gli a capo, le virgolette, i personaggi che mantengono lo stesso nome anche se hai girato pagina: sono tutte convenzioni che esistono per servirti. Se non funzionano lasciale perdere. Il fatto che una regola sia stata applicata in ogni libro che hai letto non significa che debba essere applicata anche nel tuo.

7. Scrivi a modo tuo.
Se provi a scrivere come Nabokov, ci sarà almeno una persona che l’ha fatto meglio di te (si chiama Nabokov). Ma se scrivi a modo tuo sarai sempre il campione del mondo dell’essere te stesso.

8. Assicurati di essere da solo nella stanza dove lavori.
Anche se scrivere al bar suona romantico, avere altra gente attorno a te ti rende conformista, che tu te ne accorga o no. Quando in giro non c’è nessuno puoi parlare da solo o metterti le dita nel naso senza problemi. Scrivere è mettersi le dita nel naso, e in mezzo alla gente la cosa non viene naturale.

9. Lasciati incoraggiare dalle persone a cui piace quello che scrivi.
E prova a ignorare tutti gli altri. Quello che hai scritto semplicemente non è per loro. Non importa. Il mondo è pieno di scrittori. Se cercano bene ne troveranno uno che li soddisfa.

10. Ascolta tutto quello che ti dicono ma non dar retta a nessuno (a parte me).
La scrittura è il territorio più privato al mondo. Nessuno può insegnarti come ti piace il caffè, e nessuno può insegnarti come scrivere. Se qualcuno ti dà un consiglio che suona bene e senti che è giusto, usalo. Se il consiglio suona bene e senti che è sbagliato, non ci perdere nemmeno un secondo. Potrà andar bene per qualcun altro ma non per te.

Perfetto direi, no?
Quali punti trovate vicini a voi?
Il primo è da prendere al volo...subito...adesso...per la prossima riga che scriveremo.
E io di righe ne ho ancora tante dentro la testa.
E non sono righe da sniffare...eh! 

Sayonara!