mercoledì 30 novembre 2011

THE END


Oggi sono stati annunciati i romanzi del Torneo Letterario di Gems che hanno vinto la pubblicazione cartacea. Non ho avuto l'occasione di leggerne neanche uno per esprimere un parere personale, ma ovviamente sono felice per chi è riuscito a realizzare un sogno che coccolo da tempo.
Dire che sono felice non rende l'idea di come mi sento.
In realtà mi sento una merda.
Ma penso sia normale dopo mesi di attesa, lavoro e letture.
Sei consapevole che il tuo testo è stato visionato da editor di diverse case editrici e che non ha convinto nessuno di loro.
L'ebook è una piccola grande conquista...lo so...lo so...lo so!
Ma sono triste lo stesso.
Per ora va così.
Domani sarà diverso.
Forse.

ALIAS

martedì 29 novembre 2011

BENEDIZIONI POSTALI


Questa mattina ho spedito a Gems il contratto contro-firmato per l'uscita in e-book del mio romanzo.
Ormai è fatta!
Dopo mesi di letture, scritture, pensieri, speranze, sogni e patimenti, finalmente sono arrivato a un capolinea.
Un capolinea da dove si spera di ripartire per altri meravigliosi lidi.
Io non scrivo più lettere come un tempo, quando ero un grafomane cronico capace di scrivere lettere lunghissime (anche 40 pagine) agli amici lontani.
Quel piacere è stato inglobato da altre abitudini e il computer ha dato la mazzata finale.
Per questo è stata una vera sorpresa trovarmi tra le mani un francobollo che ritraeva Papa Giovanni Paolo II. 
Ho guardato la tabaccaia perplesso e ho attaccato il francobollo sulla busta con il suo retro adesivo, infilando la missiva speciale nella cassetta delle lettere. 
In tutto questo ci ho visto una specie di segnale divino.
Una benedizione postale per il mio futuro letterario che spero roseo (vedi anche "dorato" e "luminoso").
E che dire dei francobolli che non è più necessario leccare per appiccarli sulle buste?
La mia lingua ha schioccato felice uscendo dal tabacchino mentre danzavo il tip-tap sul marciapiede soleggiato.

ALIAS

FUORI


Capita di finire nei posti sbagliati.
Entri in un locale senza sapere bene cosa ci troverai dentro e vieni subito circondato da una variegata umanità che con te ha ben poco da spartire.
Mi è capitato in diversi contesti, spesso opposti tra di loro.
Una perfetta democrazia del disagio!
Io sono tendenzialmente timido e sfacciato SOLO per pura reazione.
In realtà i miei bollenti spiriti si sono molto ridimensionati con gli anni e così la mia pazienza.
Tendo a non dilungarmi nelle discussioni che so già non porteranno da nessuna parte le due fazioni a confronto.
Argomenti come Dio, Politica, Calcio e Sesso, sono da evitare come la peste.
Tutti hanno da dire qualcosa e tutti sono esperti in materia.
Io l'unica cosa che so per certo è quella di non sapere.
O almeno di non sapere mai abbastanza.
Mi si accusa di essere tiepido.
Sì, è vero...lo sono molto più di prima.
E lo sono perché non ha senso scaldarsi per cose che non possiamo controllare e decodificare fino in fondo.
Da aspirante scrittore dovrei battere i salotti letterari per la mia visibilità e invece io non so neanche dove stanno di casa 'sti famigerati salotti letterari.
I covi culturali sono spesso frequentati da palloni gonfiati che hanno perso del tutto il senso critico e la decenza.
Tutti pittori sublimi, tutti scrittori eccezionali, tutti scultori rivoluzionari, tutti fotografi visionari...e io, invece, tendo sempre a considerarmi solo uno che scrive.
Nulla di più.
Mi è capitato di finire in posti dove la comunicazione era ridotta a spinte, ruggiti, sputi, risate, giri di canne, giri di bottiglie di birra, dialoghi spezzati da occhi rossi e smorfie strane, rumori fisici di ogni genere, confidenze strampalate con gente che non conosci, riuscendo a sentirmi un alieno sulla testa di un demente anche in quei casi.
Credo di essere semplicemente una persona molto banale.
Ecco...forse la verità è questa.
Pura banalità senza mercato.

ALIAS

lunedì 28 novembre 2011

FANTASCIENZA


Cose dell'altro mondo.
Almeno qui...almeno da noi...dove l'amore è tutto meno che una cosa semplice.

Video (splendido) realizzato dall'associazione australiana Get up!

ALIAS

domenica 27 novembre 2011

SCIOPERO


Ormai è una settimana che nella mia città sul mare i semafori sono in tilt.
Il giallo lampeggia in eterno agli incroci e il rosso e il verde sembrano spariti nel nulla.
Che si tratti di uno sciopero di protesta per i turni snervanti di lavoro o l'ennesima rivendicazione sindacale?
Io un po' li capisco i poveri omini dello STOP e dell'AVANTI.
Sempre chiusi in quel cerchietto luminoso a indicare ai passanti cosa fare e cosa non fare.
Eppure, non posso evitare di notare che senza il loro prezioso aiuto il caos regna sovrano nelle strade addobbate per il Natale.
Le macchine circolano impazzite senza un senso.
La precedenza a destra è stata cancellata dalle menti esauste degli automobilisti.
I clacson e i freni subiscono un aumento vertiginoso del lavoro.
I carrozzieri brindano ai lati delle strade.
I vigili agitano braccia e fischietti.
I passanti cavalcano le "zebre" con una cautela esasperata e Babbo Natale si prepara a una Vigilia più caotica del solito.
Lui ha la precedenza, questo si sa, ma qualche vecchietto un po' miope, non riconoscendolo dopo averlo tamponato con la Panda vecchio modello, potrebbe chiamare la Polizia spaventato da quell'omone vestito di rosso che agita una campanella e grida "Non hai visto le renne, figliolo?".
In fondo è curioso, e leggermente estraniante, accorgersi che la nostra piccola vita è regolata da input semplici e fondamentali.
Anche un semaforo riveste un ruolo fondamentale nell'ordine delle cose: quello di non farci perdere di continuo la direzione nel dedalo confuso delle nostre contraddizioni umane.

ALIAS

venerdì 25 novembre 2011

SOSIA


L'altro giorno, navigando su internet, mi sono imbattuto in una pagina web che mi ha fatto letteralmente saltare sulla sedia.
La pagina è QUESTA e non ho potuto non notare subito un'imbarazzante somiglianza con il titolo del mio romanzo UN POSTO MOLTO LONTANO DA QUI che ha partecipato al Torneo di Gems.
Ho subito contattato su Facebook l'autore e con lui ho avuto un simpatico scambio di battute che alla fine portava ad un'unica conclusione: inventati un altro titolo!
Sono consapevole che il mio titolo non spiccasse per originalità e che, come mi ha fatto notare un amico-scrittore, non si tratta né di MATTATOIO N° 5 né di SHINNING, titoli un po' difficili da ricalcare fedelmente.
Certo che per me è strana questa situazione, sebbene nel mondo letterario sia molto più comune di quanto si creda.
E' un po' come se tu avessi chiamato per due anni tuo "figlio" Ettore e all'improvviso scoprissi che per problemi di omonimia devi cambiare il suo nome in Gustavo.
Strano, no?
Ancora non so che titolo avrà il mio romanzo e se mi verrà concesso di cambiarlo come spero.
Questa mattina mi è arrivato il contratto per la pubblicazione in ebook e per ora aspetto di avere lumi su tutta la questione.
Ho in mente un altro titolo-nome...ma per ora me lo tengo per me...non si sa mai!

ALIAS

mercoledì 23 novembre 2011

UNA STANZA VUOTA: INTERVISTA A FRANCESCA MONTOMOLI


Questo libro mi è capitato tra le mani nella prima fase del Torneo Letterario organizzato da GEMS, quella dove bisognava leggere solo gli incipit dei romanzi (una trentina di pagine) ed esprimere un giudizio sull'opera.
Tra le mie assegnazioni risultò l'opera con il voto più alto per la qualità della scrittura e per il forte desiderio di sapere come sarebbe andata a finire la storia.
Per poterlo leggere tutto ho dovuto attendere la sua pubblicazione cartacea con la Sangel Edizioni e confermare la mia impressione.
Si tratta di un romanzo maturo, compatto, convincente e poetico.
Dominato da una figura femminile, Alice, che riesce a farti sentire i suoi pensieri e vivere le sue emozioni con una forza lieve e determinata.
Si parla di cambiamenti, di fughe, di silenzi e di scelte.
Si parla di vita e questa vita, a volte così banale e prevedibile, riesce ancora a regalarti un momento di sospensione magica.
Un libro da leggere con leggerezza.
Ho raggiunto l'autrice Francesca Montomoli nel suo rifugio segreto per una breve intervista stile Alias.
Ecco a voi il frutto del nostro "incontro"...umano e artistico.

***
D. - Com’è nata l’idea del romanzo?
R.- Guardandomi intorno, osservando e ascoltando. Spunti che si sono appiccicati ai pensieri e che, a poco a poco, si sono trasformati in una serie di “e se… magari… forse” partendo dai quali è nata la storia.

D.- L’ambientazione particolare e la cura delle descrizioni nasce da una conoscenza diretta dei luoghi che racconti?
R.- Conosco quei luoghi, anche se non ho mai vissuto né a Firenze, né a Cheyenne.
Firenze è una città che porto nel cuore e che ho visitato più volte. L'ho guardata, respirata, annusata, l'ho assorbita attraverso la pelle e tutti i sensi al meglio che ho potuto; l’ho abbracciata con lo sguardo quanto più potevo, ma non ci ho mai abitato. Lo stesso per gli States. Tre settimane passate a fissare nella mente e nel cuore dettagli, colori e odori. Credo che le sensazioni e le suggestioni siano il souvenir più prezioso. Il deserto, la prateria, gli spazi sterminati, la riserva indiana, se chiudo gli occhi mi sembra di sentirli.

D.- La narrazione in prima persona porta a un’immediata immedesimazione con l’autrice. Quanto c’è di te nel personaggio di Alice?
R.- Se avessi scritto la storia di un’assassina efferata avresti avuto la stessa sensazione? Sono certa di no. E comunque è innegabile che un po’ dell’autore si trasferisca nei  vari personaggi anche se le loro vicissitudini non sono autobiografiche.
D.- La tua passione per la scrittura quando nasce e dove e quando ami scrivere?
      R.- Quando  ero una ragazzina, innamorata persa dei libri d’avventura.  La mia prima storia fu una specie di viaggio indietro nel tempo: una ragazza di oggi fra gli antichi romani.
 In genere si trattava di racconti e poesie che non ho conservato e che a un certo punto ho anche smesso di mettere nero su bianco, ma solo immaginato. In realtà ho ricominciato a scrivere seriamente solo un paio di anni fa. I sogni non si possono lasciare nel cassetto in eterno, non credi?
Quando scrivo?  Quando posso, compatibilmente con la miriade di cose da fare che mi assedia ogni giorno
Dove? Nella mia stanzetta da lavoro, dove il PC ha trovato posto fra la macchina per cucire e quella per la maglieria.
D.- Lo studio degli Indiani d’America nasce per semplici esigenze letterarie o dietro c’è qualcosa di più profondo?
     R.- È una cultura che mi ha sempre affascinato. Hanno un rapporto profondissimo con la Terra, con la vita e con la dimensione mistica di ogni cosa. Una grande saggezza che travalica i confini temporali. Da piccola “tifavo” sempre per gli indiani, crescendo ho cercato di comprenderli, almeno un poco.
D.- Un poeta è?
    R.- Acqua che scorre.
D.- La tua prima memoria culturale?
      R.- Gi scavi archeologici di Libarna.
D.- Musiche e visioni che ti hanno cambiato la vita?
     R.- Le visioni sono riservate ai Santi e io non lo sono.
Per quanto riguarda la musica, considerando che negli ultimi trent’anni ho ascoltato di riflesso quella che piaceva ai miei figli, posso dire che è stata una colonna sonora a volte piacevole, a volte ingombrante, ma non particolarmente significativa. L’unico evento di rilievo legato alla musica risale alla fine degli anni settanta, quando ho conosciuto mio marito in discoteca. Allora si ballava Donna Summer. 
D.- Il libro dove vorresti abitare?
     R.-  L’ultimo che leggerò.
D. - Biografia in una playlist?
      R.- Musica leggera o classica? Nessuna playlist.
Ma posso dirti che nella mia macchina ci sono:
lato passeggero i System of a down e i Police,
lato guida Chopin e Liszt
e nel portaoggetti centrale Leona Lewis, James Blunt, Gianna Nannini e Renato Zero.
Un bel potpourri, come vedi.
D.-  Cosa stai leggendo?
      R.- In questo momento principalmente scrittori esordienti. Ma fra l’uno e l’altro sto rileggendo Alcyone di Gabriele D’Annunzio.
D.- Mai compiuto illegalità nel nome della cultura?
     R.- Direi di no, sono istintivamente ligia alle regole, magari mugugnando ma….
D. -  Feticismi tecnologici?
      R.- Nessuno
D.-  Cosa odi e ami del web?
      R.- Ne amo l’utilità e l’immediatezza. In particolare la possibilità di annullare le distanze, perché ho amici troppo lontani per una telefonata o una lettera tradizionali. Ciò che odio è che nel momento stesso in cui ci dà libertà ci rende vulnerabili. Ed esserne consapevoli non sempre basta a proteggerci.
D.- La frase-scusa preferita?
      R.- Non credo di averne una in particolare o, quantomeno, non me ne rendo conto.
D.-  A 13 anni cosa volevi fare?
      R.- Molte cose. Scrittrice, pilota di Formula1, magistrato, perfino suora. Avevo le idee molto chiare :-)
D.-  Hai il potere assoluto per un giorno. La prima cosa che fai?
      R.- Non saprei da che parte cominciare. Ho l’opzione “miracolo”?
D.-  Come spiegheresti a un bambino la parola: felicità?
      R.- A un bambino piccolo direi che è un po’ come dormire fra le braccia della mamma.
D- Cosa conta più dell’amore?
      R.- Niente, perché la parola amore racchiude e sintetizza tutti i valori più alti dell’esistenza: affetto, amicizia, rispetto, passione, Fede, solidarietà, compassione, carità. Da cui derivano tutti gli altri atteggiamenti positivi come onestà, integrità e così via.
D- La tua casa brucia. Cosa salvi?
      R.- Dopo aver messo in salvo persone e animali non rimarrebbe tempo per gli oggetti.
D - Se ti dico Italia…cos’è la prima cosa che ti viene in mente?
     R.-  Mia nonna. Si chiamava così e mi manca.
D. - La volta che hai riso di più?
      R.- Quando il mio  gatto di sei chili tentava in ogni modo di  infilarsi dentro una pantofola.
D. - Una cosa che non hai mai capito della gente?
      R.- La sindrome del grande fratello
D. - Una cosa che volevi e non hai avuto?
      R.- Una cosa impossibile da avere: la mancanza di preoccupazioni, ma anche una Ferrari nuova fiammante.
D. - Quando hai visto per la prima volta il tuo libro nel suo formato cartaceo cosa hai provato?
      R.- Inizialmente un senso di irrealtà, poi una profonda emozione.
D. - Una frase che ti rappresenti?
      R.- Se la sfortuna ti perseguita, non voltarti e allunga il passo.
D. – Cosa ti piace di più del corpo di un uomo?
      R. - A costo di essere banale, le mani. Dicono molto di una persona.
D. – Quanto conta il sesso nella vita?
     R.-  Come il sale: quanto basta.
D. – Il senso più importante?
      R.- La vista e il tatto.
 D.- Una cosa stupida che non riesci di smettere di fare?
     R.-  Riempire la borsa come quella di Mary Poppins. È così pesante da essere classificata come arma impropria.
D.  – Il vero lusso è?
      R.- Vivere serenamente
D. – Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
     R.- E qui casca l’asino, d’istinto ti direi il mio Team del cuore, la Scuderia Ferrari, ma ci aggiungerei anche qualche grande campione di Formula 1 del passato, mi occorrerebbe un tavolo molto lungo in verità.
D.- Se alzi gli occhi al cielo a cosa pensi?
      R.- Come si fa a non credere in Dio?
D. - La scelta del titolo. Leggendolo ho confermato la mia convinzione che sia un titolo fuorviante per l'atmosfera e i temi del romanzo... dà un senso di chiusura... cosa che stride con il senso di apertura del libro... tu che mi dici?
R.- La stanza vuota è Alice in fuga, Alice che non vuole scendere a patti con la realtà. Una stanza che paradossalmente riempirà solo svuotandola fino fondo. Da cosa? lasciamolo scoprire al lettore J 
 ALIAS

martedì 22 novembre 2011

CENSIMENTO


Siete stati CENSITI?
Vi è arrivato a casa il questionario da compilare per il censimento 2011?
A me no.
Ci ho pensato l'altro giorno quando un amico mi ha raccontato che la finanza gli è piombata in casa per verificare la presenza o meno di un apparecchio televisivo.
In mano tenevano il questionario del censimento dove risultava un nucleo famigliare moroso nei confronti della Rai, e negli occhi la determinazione di un segugio che ha fiutato la preda.
In quel momento ho realizzato che io, che ho cambiato residenza il luglio scorso, non faccio più parte del nucleo famigliare di mio padre e che quindi...MI DEVO CENSIRE DA SOLO!
Queste sono le cose che ti fanno capire di essere diventato grande!

Ho subito chiamato mio padre per chiedere lumi e mi ha confermato di aver ricevuto il questionario e che tra tante domande sugli usi e costumi della famiglia (Avete cani e gatti? Come scaldate la casa? Vostra moglie russa? A Natale preferite albero o presepe? Usate Viagra o sex-toys?) c'era lo spazio "figli a carico" e che io sono stato definitivamente scaricato.
E ora cosa faccio?
Mi tranquillizza dicendomi che chiederà notizie al super-consulente.

Il pomeriggio esco per accompagnare un amico all'esame di latino e in un bar incontro per caso un altro amico che ha lavorato per anni in un ufficio che gestiva un certo numero di condomini.
L'equazione è semplice: ufficio-condominio-casa-censimento.
Pongo la domanda fatidica e lui, come un genio della lampada, mi regala la soluzione al problema.
Se non ho ricevuto il questionario a casa devo recarmi in un certo ufficio e fare presente la situazione allo sportello.
Ed è per questo che oggi, alle sette del mattino, sono già sveglio (in realtà ho dormito pochissimo e ho passato il tempo in attesa della sveglia leggendo Murakami!) e pronto per affrontare i meandri della burocrazia italica.
Speriamo bene.

L'idea di questa invasività di Stato mi piace poco.
Ci dobbiamo contare lo so, per sapere quanti pirla abitano lo Stivale...ok...benissimo...ma nulla mi toglie dalla testa che quando compili certe cose ti stai mettendo a 90° da solo!

ALIAS

domenica 20 novembre 2011

COMARI


La mia pigrizia è davvero ingombrante.
Dopo un sabato particolarmente intenso per la preparazione di una cena (ho cucinato risotto con la zucca, involtini di carne, cavolfiore in umido, crostata con la marmellata di fichi) mi sento un ameba senza colonna vertebrale.
A dire il vero non ho solo cucinato.
Ho fatto la spesa (cosa che odio!) in una catena di market dove faccio la raccolta punti.
Arrivato stressato alla cassa mi sono dimenticato di dare il mio numero di tessera alla cassiera (la più stronza del market) e per questo motivo non mi è stato applicato nessun sconto sulla merce comprata.
E io che mi ero mosso da casa solo per approfittare degli sconti incredibili!
Ok, ho pagato prosciutto, formaggio, olio d'oliva, acqua e tuto il resto a prezzo pieno. 
47,53 euro.
Io sono molto sensibile allo scambio umano, e se mi capita di incontrare commessi scontrosi, antipatici o frettolosi, mi irrigidisco e dimentico le cose.
Cazzo, in macchina mi sono mangiato il fegato!
Io che poi odio il fegato.
Tornato a casa mi sono messo d'impegno per pulire tutti gli angoli (mondi alieni si sono rivelati ai miei occhi: ecco dov'erano finiti i famosi calzini viola che non trovavo più dal lontano '87!) e visto che c'ero ho cambiato la lettiera anche ai canarini e le lenzuola nel letto.
Lavatrice mon amour!
E poi?
Poi vai con la scansione dei tempi per cucinare tutto e non incasinarmi con i miei 4 fornelli 4.
Il risotto con la zucca era una "prima volta assoluta": è venuto una meraviglia!
Ho bevuto troppo...mi sono dimenticato di prendere la pastiglia per la prostata...e ho pulito e riordinato tutto appena gli amici sono volati altrove.
E non contento...io sono fatto così...dopo i piatti mi sono messo a lavorare al computer per rivedere un testo maledetto.

Quindi, oggi, domenica, il mio umore è neutro come il sapone che uso per le parti intime.

Vorrei semplicemente sedermi sull'uscio di casa per parlottare con le comari della via.
Hai saputo cosa è capitato alla figlia di Gavina?
No! Davvero?
Non ci posso credere.
Per non parlare del figliastro dell'idraulico.

Con il riso avanzato ho preparato gli arancini.
Buonissimi.
Sono un cuoco-ameba senza neanche uno straccio di comare quando serve!

ALIAS

sabato 19 novembre 2011

MIRA ZERO!


Oggi mi sento così!

Mi sono esposto.
Ho creduto nella mira del mio ingegno.
Ho sistemato la mela convinto di colpire il bersaglio e...
...il bersaglio sono diventato io!

ALIAS

giovedì 17 novembre 2011

ANOMALIE


Guidando in macchina di notte ti possono capitare delle strane visioni.

Perchè dopo tanti anni di cose anomale e assurde capita di stupirsi per le cose più ovvie come un gatto che ti taglia la strada, un asino che pascola in mezzo alle due corsie, un cane che cammina sul ciglio della strada o un gallo che ruzzola nella linea di mezzeria.

Dopo il regno di Berlusconi capita di stupirsi per un Presidente del Consiglio che ha   una faccia seria e composta e non racconta barzellette sconce.
Uno che al massimo ha preso l'insufficenza in ginnastica alle scuole medie.
Uno che ha lo strano vizio di fare le cose seriamente e si concede una botta di trasgressione giocando a Risiko con gli amici la domenica pomeriggio.
Uno noiosamente normale.
Uno che fa il suo lavoro con serietà e senso del dovere e non pensa a nani, giocolieri e ballerine.
E si...è davvero strana la vita quando ti stupisci di un semplice gatto che ti attraversa la strada in piena notte!

ALIAS

martedì 15 novembre 2011

AMARCORD AMARI


Domenica pomeriggio, spinto dal sole di una giornata primaverile, sono uscito di casa con un amico per passeggiare sulla spiaggia.
C'era davvero molta gente che si godeva la bella giornata e camminando tra le dune e gli stabilimenti chiusi, la sensazione che percepivo nell'aria era quella di una diffusa meraviglia per l'inatteso regalo sceso da un cielo novembrino stranamente limpido e sereno.
Il mare era una tavola liscia e compatta.
Uno specchio che rifletteva le piccole nuvole che sorvolavano smarrite la volta celeste, alla ricerca di un senso o una direzione perduta.
Seduto su un muretto ho iniziato a ricordare le mie estati al Lido Novelli.
Ci ho passato 5 o 6 estati, fino all'età di 11 anni, e tra quelle cabine ho vissuto piccole rivoluzioni dello spirito.

La mia famiglia affittava tutto l'anno una cabina che era in realtà un piccolo appartamento composto da una cucina, una sala, una camera da letto fornita di letti a castello e un piccolo bagno, e lì si passava tutta l'estate.
Da giungo a settembre.
C'erano una decina di cabine-appartamenti e le famiglie che ci vivevano erano sempre le stesse.
Ogni anno ci si ritrovava tutti lì.
Oltre alle cabine-appartamento c'erano anche le cabine vere e proprie dove le persone si cambiavano e appoggiavano le borse e gli ombrelloni.
C'erano tre lidi e solo nel terzo - l'ultimo - esistevano le cabine-appartamento: tutte le altre erano semplici cabine-spogliatoio.
In un certo senso eravamo dei privilegiati.
La mattina, quando mi alzavo, aprivo la porta di casa, e superato il gradino del marciapiede, mi trovavo direttamente sulla spiaggia.
Gli amichetti di quelle lunghe estati sono tutti nella mia memoria.
Le sorelle Caterina e Tatiana (io ero innamorato della biondissima Tatiana).
Gianni con i suoi fumetti bellissimi.
Paolo e la sua numerosa famiglia: si organizzavano "Giochi senza frontiere" e persino le astronavi di "Spazio 1999" nella spiaggia dello stabilimento, con i premi forniti dalla ditta del papà. 
Maurizio, Alberto e poi tanti altri volti, sorrisi, ricordi.
Momenti indimenticabili.

Domenica, dopo tanti anni di oblio, ho deciso di tornare a vedere il Lido della mia infanzia.
Ci sono arrivato dalla spiaggia e quello che ho trovato mi ha spiazzato e rattristato.
Il mio Lido non c'era più.
Un muro con una rete metallica ha chiuso la spiaggia e all'interno è stato tutto cementificato per costruire vialetti e aiuole con orribili palme bruciate dal vento invernale.
Le cabine-appartamenti chiuse con muretti e portici di legno che rendono il tutto ancora più carico e pesante.
Non c'era più nulla dell'allegria di allora.
Oltre il muro è rimasta una striscia di sabbia invasa dalle alghe.
Faccio delle foto per mostrare a mia madre cosa è rimasto di quel luogo amato e mentre scatto la foto sbuca fuori dal nulla un ragazzo che mi chiede se ho bisogno di qualcosa.
Lavora al bar-pizzeria del Lido e cerca di capire le mie intenzioni.
Spiego i miei motivi e il ragazzo, perplesso e vagamente imbarazzato dalla mia evidente delusione per quel degrado innegabile, borbotta di correnti marine deviate che hanno rischiato di mangiarsi la struttura, di fondi regionali che non arrivano per mettere di nuovo in luce la bellezza di quel posto, e in quel bla-bla generale prendo semplicemente atto che il mio Lido meraviglioso non tornerà mai più.
Ho salutato gentilmente e mi sono voltato verso il mare per guardare con nostalgia il paesaggio che ho ammirato per anni con i miei occhi di bambino e...in qualche modo...consolarmi con la bellezza di un tramonto.


Il mio povero Lido.


Il paesaggio della mia infanzia.

ALIAS

lunedì 14 novembre 2011

RANE


Vorrei avere abbastanza forza nelle zampe per saltare in alto e scappare dall'acqua puzzolente di questo stagno. E invece sono qui, a pancia all'aria su questa foglia morta, e galleggio senza andare da nessuna parte.
Ma voi lo sapete cosa vuol dire essere solo una rana in un mondo troppo grande per poterlo vedere tutto?
Sono buona anche fritta. Finisco nei piatti dei gourmet. Sventrata, spezzata, impanata, fritta. Profumo di pane grattuggiato, uova o farina. A volte mi condiscono con spezie esotiche, ma il risultato cambia poco. Sono e resto una rana morta dentro un piatto.


Vorrei che qualcuno vedesse le mie lacrime.
Non riuscite a crederci che una rana possa piangere?
Siete convinti che il luccicore che splende nei miei occhi sia un riflesso della luna?
Io ho provato ad emanciparmi. Tutto quello che ho ottenuto è stato finire in una fiaba con una principessa sfigata che cerca di baciarmi; tra le mani di una strega che mi tagliuzza per buttarmi nel calderone delle pozioni magiche; sul tavolo di un laboratorio di scienze con uno studente annoiato che mi seziona con il bisturi per capire come sono fatta dentro. Ma cosa vuoi saperne di come sono fatta dentro IO?
Così come sono non vado mai bene per  nessuno. Devo essere sempre qualcosa di diverso, di meno verde, di meno viscido, di meno saltellante. Persino le mosche mi schifano...io non schifo loro. Per niente. Allungo la lingua...e gnam...me le pappo. Non sono più buone come una volta. Sanno di pesce morto, di colla e segatura. Ma in qualche modo placano la fame.


Vorrei saltare con te come un tempo tra le foglie galleggianti a pelo d’acqua. Tra questi fiori viola e questa melma fitta. Ma sono solo una rana zoppa...fritta...morta...vivisezionata...persa.
Non ci sono più le rane grasse di una volta.
Lo dicono tutti.

ALIAS

domenica 13 novembre 2011

EVOLUZIONI


Ieri sera durante una cena a casa di amici.

Stefano: "Fai vedere il pollice?".
Giammy solleva il pollice e mostra il ditone alla tavolata.
Stefano: "Ecco, vedi? Noi sardi abbiamo i pollici con la punta inclinata...storta!"
Luca: "Come?"
Stefano: "Alza il pollice e fammi vedere...".
Luca obbedisce e solleva il pollice.
Stefano: "Anche il tuo è storto, non lo vedi?"
Tutti solleviamo il pollice e osserviamo la sua forma per capire se anche il nostro dito corrisponda a questa deviazione anomala di cui parla Stefano.
Graziano: "Ma perché dici che noi sardi lo abbiamo tutti storto?"
Stefano: "Un motivo c'è..."
Io: "E sarebbe?"
Stefano: "E' un'eredità delle nostre nonne e delle nostre mamme che preparavano gli gnocchetti con il classico movimento di sfregare la pasta con il pollice sul piano del tavolo."
Io: "Ma se non ho mai preparato una sola volta gli gnocchi in casa?"
Stefano: "Ma che c'entra? Sono doti che ci hanno trasmesso geneticamente le donne della nostra razza!"
Io, Giammy, Graziano e company: "Ah!"
Restiamo tutti a bocca aperta.
Davanti a una tesi evoluzionistica di tale portata, nessuno è riuscito a ribattere in modo convincente.


ALIAS