martedì 26 luglio 2011

CIELO BURLONE


Giorno di riposo.
Dio lo sapeva.
E allora ha mosso le correnti celesti, i fulmini, la pioggia, il vento per rendere il tutto ancora più movimentato e allegro.
Infatti ho riso come un matto.
La nuvoletta nera del cameriere ha chiamato in raccolta le sue amiche e tutte insieme si sono divertite a farmi la festa.
Mare addio!
Ormai è un must della mia estate strana...molto strana!

Ho passato la giornata in giro per la città per risolvere una serie di problematiche.
Ho conosciuto una vigilessa che mi ha raccontato tutta la sua vita (sembra che il lavoro del vigile sia molto complicato e incasinato!) e per non farmi mancare nulla ho lottato con lo sciaquone del gabinetto scoprendo che perdeva perché dentro, l'ex-inquilino, aveva infilato un collant con una saponetta dentro per ottenere, in modo rudimentale, uno scarico schiumoso.
Ma si può?
Sono tornato a casa sudato e bagnato.

Che goduria!


Non c'è mai fine al peggio.
Cosa mi attenderà per la prossima giornata di riposo?


C.D.

venerdì 22 luglio 2011

BASTA POCO


Oggi è il mio compleanno.

Nulla di speciale.
Sono impegnato con il lavoro e non potrò di certo festeggiare.
Su Facebook sono stato sommerso da decine di auguri e di saluti.
Sul mio telefonino sono arrivati due sms.
Sul mio telefono di casa una sola telefonata.
Sulla mia strada ho incontrato due persone che mi hanno baciato e stretto la mano.
Al lavoro non ho detto niente.
Non mi andava di condividere l'evento.

Nessun regalo,
Nessun pensiero.
Essenzialità.
In fondo, se non fai una festa, che senso ha fare un regalo?
E' un dare-avere...no?
Un bilancino delle opportunità e delle convenienze.
Mi ricordo le parole di un'amica che un giorno mi disse: "Mi sarei accontentata di una noce!"
Allora non capii la sua osservazione.
Ora ho capito cosa intendeva dire con quella semplice frase.

C'è un'eccezione che mi ha emozionato.
La foto che pubblico mi è arrivata ieri per posta.
Il mio amico Roberto Oliva (fotografo con una sensibilità unica e speciale) mi ha omaggiato con un'immagine che, secondo il suo dire, è sempre stata mia.
Grazie.

Ho notato, quest'anno più degli altri anni, che FB ci ha divorato e che tutto, ormai, è demandato alla rete.

C.D.

Un pensiero speciale a chi mi sopporta.
Sono un caballero con un pessimo carattere.

P.S.- nonostante tutto questo pessimo umore, ho saputo ridere di gusto pensando a un Terminator che emerge dal fuoco di un disastro aereo, con un led acceso e lampeggiante al posto di un occhio, ripetendo ossessivamente, con la sua voce metallica: NI-PO-TE!

Solo per pochi...lo so!

martedì 19 luglio 2011

INNAMORAMENTI IMPROVVISI


Era da giorni che passavo davanti al negozio di animali dove mesi fa comprai Frankie, il mio pesce rosso giapponese (alias Testa di Leone), e ogni volta non potevo fare a meno di guardare quella canarina bianca che sembrava guardare solo me.
Mi ero ripromesso, dopo la morte del mio canarino storico Jonathan, di non comprare più nessun pennuto per tutto il resto della mia vita.
Però, certi innamoramenti, sono imprevedibili e capitano quando meno te lo aspetti.
Come quando, dopo una profonda delusione d'amore, sei arci sicuro che il tuo cuore non batterà più per nessuno e invece...PATAPUM!
Oggi, dopo giorni di corteggiamento attraverso il vetro, e dopo aver recuperato la vecchia gabbia di Jonathan, occupata in tutti questi mesi di lutto da un vecchio cardellino nel laboratorio di mio padre (morto solo un mese fa) mi sono recato nel fatidico negozio e ho affrontato il mio destino.
Era da ieri che pensavo che il nome ideale per una canarina bianca, per un cameriere, non poteva che essere Meringa.
La prima cocente delusione è stato scoprire che la mia Meringa,in realtà era un maschietto molto vivace e curioso.
Non chiedetemi perché dessi per scontato che un canarino bianco fosse femmina.
Forse sono meccanismi mentali indotti che ci fanno abbinare certi colori al candore e alla bellezza femminile.
Alla fine ho scelto Meringo (un nome e un destino) e una canarina arancione che mi sembrava dello stesso colore della mia merendina preferita.
Il suo nome non poteva che essere quello: Camilla!


Ecco qui Camilla (più timida e discreta) e Meringo (più vivace e vorace) mentre prendono confidenza con la loro nuova casa.

Benvenuti!

P.S.- la mia giornata di mare è andata a farsi benedire grazie a un portentoso temporale che si è abbattuto sulla città dopo pranzo.
Allora esiste anche la nuvoletta nera del cameriere, oltre a quella dell'impiegato di Fantozziana memoria, se nel mio giorno di riposo scoppia il giudizio universale!

C.D.

LEGGERI


Domenica pomeriggio, dopo il lavoro, mi sono concesso un po' di relax al mare.
Sono riuscito ad arrivare in spiaggia verso le 17 e sono rimasto fino alle 21, ammirando uno splendido tramonto.
Ripercorrendo la lunga spiaggia di Porto Ferro per tornare alla macchina, ho scattato queste foto (opera in realtà di un amico sotto la mia supervisione) per testimoniare quel momento di silenzio, pace e serenità.
Direi quasi di leggerezza.
Colpito da un bastone conficato sulla riva, ho detto a Giammy, che aveva con sè la macchina digitale, di immortalare quello scorcio di paesaggio, comprendendo nell'immagine anche il bastone.
E lo stesso ho fatto con l'escrescenza di sabbia che si vede nella foto sotto.
Un piccolo atollo nel blu del tramonto


Ci vorrebbero sempre più momenti così.
Così...GIUSTI!

C.D.

sabato 16 luglio 2011

DESIDERI SORDI


La gente, quando va a mangiare in ristorante, è così presa dalla fame, dalla convivialità, dall'uscita serale, dal clima di festa, dai fatti propri (discussioni, affari, litigi, amoreggiamenti) che l'ultima cosa che vede, ascolta, considera, è il povero cameriere che si affanna intorno al loro tavolo.
Ci sono molti casi in cui questo "trasparentismo" è evidente.
Quando, ad esempio, tu arrivi carico di piatti caldissimi, con le dita che urlano di dolore per l'ustione in atto, e quando chiedi: "Fregola?", nessuno ti ascolta o se ti ascoltano, caso raro, chi ha ordinato la fregola non si ricorda neanche che la fregola esiste in questo pazzo mondo.
Oppure quando chiedi se desiderano desserts o caffè, a fine cena, ovvero dopo che si sono scolati tutto il vino e la birra, e i loro recettori dell'attenzione si sono inesorabilmente spenti da un pezzo.
Ma c'è una cosa che mi fa imbestialire più di tutte.
Ovvero quando rispondo alla domanda: "Scusi, che dolci avete?"
Ed io, paziente e professionale, mi lancio nella solita tiritera con una sfilza di creme catalane, tiramisù, macedonie di frutta di stagione, sorbetti al limone, cassate, mousse al cioccolato, limone, fragola e torta all'ananas.
E alla fine di questo bellissimo elenco sempre uguale a se stesso cosa succede?
Succede che immancabilmente, come il mutuo ogni mese, un commensale mi fa: "E il tartufo nero non ce l'avete?"
In quel momento io vorrei gridare tanto, con tutto il fiato che mi ritrovo nei polmoni: "NO, NON CE L'HO IL TARTUFO NERO! NON HAI SENTITO CHE NELL'ELENCO DEL CAZZO CHE TI HO APPENA FATTO NON C'ERA IL TARTUFO NERO?"
E invece, da bravo caballero, mi trattengo, sorrido, e con classe e sauvoir faire, rispondo: "No, mi dispiace, il tartufo nero non lo abbiamo!"

C.D.

martedì 12 luglio 2011

LISCIO O GASATO?


Oggi sono libero.
Sarebbe meraviglioso se ieri notte, a 5 minuti dalla fine del servizio in ristorante, dopo aver lavorato tutta la sera e aver svolto al meglio il mio compito, prendendo una cassa di vuoti per buttare il vetro nel bidone apposito per la raccolta differenziata, sono scivolato su una macchia d'acqua (nemico invisibile per i camerieri) e sono andato a sbattere con la testa sul bordo di una mensola.
Un dolore atroce.
Quando non hai capelli e la tua testa è liscia come un melone, il colpo te lo prendi tutto, senza nessuna protezione da parte di quei sottili filamenti di diverso colore che non hanno solo una funzione estetica.
Ho lasciato la cassa e sono corso nello spogliotaio per sincerarmi della gravità del colpo.
Un cliente che stava paganado mi ha visto uscire dall'office e ha spalancato gli occhi per la sorpresa.
Non ho capito perchè finchè non mi sono visto riflesso nello specchio.
Avevo due rivoli di sangue che scendevano dalla sommità della testa giù per il naso, arrivando fino al mento.


Mi sono medicato come ho potuto bagnandomi con l'acqua ossigentata e tamponando il taglio con una garza.
Ho iniziato a temere di dover correre al pronto soccorso per farmi medicare e chiedere se c'era bisogno di punti per rimarginare la ferita.
Nel giro di pochi minuti sono arrivati i colleghi per cambiarsi e si sono resi conto del danno.
Ognuno mi ha detto la sua.
Alla fine sono stato riaccompagnato a casa dallo chef e mi sono preso un anti-dolorifico per calmare le pulsazioni che si irradiavano dalla ferita.
Ora sono il Caballero Sfregiato.
Io non mi faccio mancare niente...cosa credete?

I capelli mi mancano in modo particolare in queste occasioni estreme...e non sapete quanto!
Proteggono e nascondono l'eventuale ferita.

Che dite, mi faccio una parrucca per questi casi spiacevoli?

domenica 10 luglio 2011

MA COSA MI DICI MAI!


Il caldo.
Vogliamo parlare del caldo di questa fottuta domenica di luglio?
Ho lavorato fino alle quattro del pomeriggio in ristorante, vestito come un pinguino e con il farfallino stretto al collo. Ho servito della gente che invece di buttarsi in mare ha preferito buttarsi in un piatto di spaghetti. Ho servito due francesi che hanno scelto di sedersi in terrazza con un caldo da infarto, e a fine pranzo, una di loro, mi ha chiesto un tè caldo. Ho servito con il buonumore nonostante le temperature e la stanchezza.
Ieri sera, infatti, con la sala piena di tavolate urlanti, la mia scorta di energia si è esaurita drasticamente. Tutti vecchietti rimbambiti (una signora con i baffi e la barba sembrava uscita dal film "I pirati dei Caraibi") e bambini con voci così stridule da spaccare i bicchieri in sala. Per non parlare di mamme ingombranti (ma perché non stanno sedute al loro posto e occupano i corridoi tra i tavoli dove passiamo noi camerieri?) passeggini che sembrano astronavi e un russo che sembrava parlare con un plotone di soldati e non con dei camerieri!
Una cosa carina mi è capitata però!
A un certo punto un collega mi chiama (mi trovavo in cucina per controllare le uscite) e mi dice che c'è qualcuno che mi desidera fuori.
Esco dalla cucina e chi mi trovo davanti?
Anna Moroni, la cuoca della "Prova del cuoco" che mi fa: "Ciao Carlo, come va? Ma allora quando vieni alla Prova del Cuoco come concorrente?"
Ci sono rimasto secco per la sorpresa e l'imbarazzo.
Lo scherzo era stato architettato da un amico gastronomo che se la rideva con altri amici sulla porta del ristorante.
Ieri mi è toccata Anna Moroni e il giorno prima, udite udite, Memo Remigi.
Ve lo ricordate?
Anni fa faceva un programma con Topo Gigio.
Si è rivelato un cliente carino, educato e simpatico.
Si trovava ad Alghero per ritirare un premio alla carriera.
"Perchè sa...", mi fa con i suoi occhi celesti che ricordano quelli di un ragazzino dispettoso, "...quando iniziano a darti premi alla carriera...è arrivato il momento di preoccuparsi seriamente!"

Dovevo andare al mare nella seconda metà del pomeriggio.
Ma ho scelto di restare in casa.
Troppo caldo.
Mi godo l'aria condizionata.


E domani sarà peggio.
Parlando di caldo...e di canzoni...e di Milano...ecco qui un bel video che mi riporta alla mia gioventù!

C.D.

mercoledì 6 luglio 2011

BALTO


Balto, il cagnone che ci teneva compagnia da 14 anni, è partito per un viaggio che non contempla un ritorno. Un tumore subdolo se lo stava mangiando vivo pezzo per pezzo. La scelta di farlo andare via dolcemente, concordata con il veterinario, era l'unica opzione possibile per non allungare all'infinito l'agonia. Ormai perdeva sangue di continuo e stare dietro al suo tracollo fisico era lancinante per tutti.
Il cane più buono che abbia mai conosciuto, raccolto dalla strada (era un piccolo battufolo di pelo bianco spaventato dal mondo) da una delle mie sorelle (non ricordo quale, ma opto per Grace) ha lasciato il suo spazio sul divano vuoto e triste.
Ci mancherai cagnone buono...ma sono sicuro che è molto meglio così...per te e per noi.

Nella foto lo potete ammirare in tutto il suo splendore in compagnia della mitica nipotina Bubba Bel!

C.D.

martedì 5 luglio 2011

GAVOI


A Gavoi si è appena conclusa l'ottava edizione del Festival Letterario della Sardegna.
E' un appuntamento molto atteso, capace di attirare molti turisti e tanti artisti, per una tre giorni di full-immersion nella parola scritta, parlata, recitata.
Incontri, letture, recital, musica: tanti piccoli eventi che si compenetrano nelle strade e nelle case del paese che apre, in tutti i sensi, le sue porte alla cultura, allo scambio e alla condivisione di saperi, visioni e sapori.
Io non sono mai riuscito a godere dell'evento.
I primi giorni di luglio è impensabile, per un cameriere che lavora in ristorante, ritagliarsi 3 giorni di assoluta libertà.
L'estate è ricca di occasioni, iniziative e progetti che puntualmente mi passano sotto il naso.
Invidio chi può permettersi certe evasioni.








Foto "rubate" sulla pagina FB di Flavio Soriga che si diverte con uno specchio per riflettere e propagare immagini e sensazioni.
Mi sarebbe piaciuto conoscere Michela Murgia, Milena Agus, Gad Lerner e tanti altri scrittori che amo e che seguo.
Spero, il prossimo anno, di fare altro e di potermi dedicare 3 giorni di libertà creativa.

Io che scrivo...riuscirò mai ad affacciarmi su uno di quei balconi fioriti per parlare delle mie storie?

Chissà!

lunedì 4 luglio 2011

IL "PACCO" DELLE POSTE


Avete mai spedito un pacco alle poste?
Avete mai pesato il pacco a casa?
No?
Molto male.

Vi racconto cosa è capitato al mio datore di lavoro, il famoso Nosferatu, qualche giorno fa quando ha provato a spedire un pacco a Londra.
Per sicurezza aveva pesato il pacco a casa e la bilancia elettronica aveva segnalato 2 kg e 900 gr.
Perfetto.
Oltre i 3 kg. si paga una sovrattassa di 12 euro.
Quando l'impiegato dello sportello spedizioni gli ha chiesto di depositare il pacco sulla bilancia, e il display ha segnato 3 kg e 200 gr, Nosferatu non riusciva a credere ai suoi occhi.
Fa subito presente all'operatore che il peso è superiore a quello stimato nella sua pesata casalinga e l'impiegato, senza battere ciglio, solleva il pacco, lo gira e lo riposa sulla bilancia,
Sul display appare un altro peso ancora: 3 kg e 340 gr.
Impossibile.
Succede la stessa cosa alla terza pesata.
Nosferatu inizia a lamentarsi: non è possibile che una bilancia tarata con precisione segnali pesi sempre diversi.
L'impiegato prende il pacco un'altra volta e lo adagia sul bordo della bilancia più vicino alla sua postazione: come per miracolo sul display appare finalmente il peso giusto.
Quando l'impiegato sparisce dietro una porta per chiamare il direttore e far presente il problema della bilancia sfasata, Nosferatu, così per puro caso, sposta con la mano il pacco e il display segna un nuovo peso. Tutte le volte che sposta il pacco sulla superficie della bilancia, il display cambia il peso segnalato.
Quando l'impiegato ritorna con il direttore, Nosferatu non rivela la sua personale verifica, ascolta invece paziente le spiegazioni e le scuse del direttore, paga la sua spedizione poco convinto e va via con una nuvoletta grigia sulla testa.
Tornato in ristorante chiama il numero verde dell'anti-trust e segnala quella che appare, a tutti gli effetti, una truffa squallida e difficile da mandare giù.
Una truffa che colpisce le tasche della gente comune.
Non so come andrà a finire.
Se dietro c'è una truffa pianificata o se si tratta solo di una bilancia impazzita.
Prima di andare alle poste, pesare il nostro pacco per verificare se il peso segnalato dal display dell'ufficio corrisponda alla nostra pesata casalinga, è il minimo che possiamo fare per non cadere nella trappola.

Ultimo aspetto positivo della vicenda: se la segnalazione - e quindi la truffa - risultasse veritiera, a Nosferatu andrebbe il 10 % della multa che verrebbe applicata alle poste, ovvero 5200 euro.
Mica male, no?

C.D. 

domenica 3 luglio 2011

CABALLERO


Ieri sera, durante l'apoteosi del servizio serale in ristorante, con onde di tsunami travestite da turisti affamati che prendevano d'assalto i tavoli liberi, mi è capitato di essere fermato da una coppia di spagnoli mentre, con tre piatti bollenti di fregola in mano, mi dirigevo verso il tavolo estremo della terrazza, quello che si trova ai confini di una dimensione parallela.
Rispondo di aspettare un attimo quando mi chiedono un tavolo per due.
Deposito i piatti di fregola nel tavoli ai confini con la realtà e torno in sala per chiedere a Nosferatu se è possibile far sedere due persone.
Mi risponde che c'è da aspettare 5 minuti.
Torno fuori e avviso i due turisti spagnoli. 
Lungo il tragitto sono stato chiamato dalla cucina con la campanella per portare una grigliata in un altro tavolo, e mentre mi dirigo verso la mia destinazione con pesci, calamari e gamberi, il ragazzo spagnolo mi chiama a voce alta: "Caballero...caballeroooooooo...!"
Mi volto perplesso e lo guardo.
In un italiano stentato mi dice che sarà per un'altra volta.
Non avevano voglia, si vede, di aspettare 5 minuti o avevano così tanta fame da volersi sedere all'istante.
Rispondo che non ci sono problemi e li saluto con un sorriso.

Caballero, lo confesso, ancora mi mancava.
Conoscevo la moto, il giornalino pornografico (lo fanno ancora?) e il personaggio dello spot della Lavazza.
Adesso ci sono anche io.
Inutile dirvi che i colleghi mi hanno sfottuto per tutto il servizio chiamandomi "caballero" per ogni stronzata (tecniche anti-stress per far passare la nottata!)

C.D.

venerdì 1 luglio 2011

DOLCE ETNICO


Quando lavori in un ristorante ti possono capitare i clienti più strani.
Ci sono quelli simpatici veri, quelli simpatici finti (di solito eccessivamente gentili) quelli esigenti, quelli invadenti, quelli timidi, quelli cafoni, quelli curiosi, quelli stressati, quelli solitari, quelli chiassosi, quelli che sanno tutto loro e quelli scassa palle.
Quando in una sola persona convergono diverse caratteristiche, allora bisogna iniziare a temere.
Ieri mi è capitata una ragazza milanese sui 35 anni (o 28 portati male) in compagnia di 4 ragazzi, uno, alto e biondo, decisamente bello, era il suo adorato boyfriend (certi uomini sono proprio masochisti).
Ha iniziato a lamentarsi per averle assegnato un tavolo in sala e non uno in terrazza, anche se nella prenotazione non aveva segnalato nessuna preferenza; si è lamentata per la carta dei vini troppo commerciale: senza rendersi conto che in realtà c'erano diverse cantine e tutte con vini ottimi, ostinandosi a chiedere a un mio collega la ragione dell'assenza di una determinata cantina che, secondo lei, non era tra quelle più commerciali e sputtanate (peccato che la cantina in questione è, invece, tra le più commercializzate, spesso con offerte a prezzi stracciati, in tutte le catene di market dell'isola); si è lamentata per la mancanza di una cartina stradale della Sardegna all'interno del locale e, per chiudere in bellezza, quando mi sono avvicinato al tavolo per chiedere se gradivano un dessert o un caffè, mi ha chiesto: "Senta, avete per caso il creme-caramel sardo?"
"Cosa intende per creme-caramel sardo?" chiedo io. "Il creme-caramel è una ricetta internazionale che non si può definire sarda".
E lei, scuotendo la testa: "Si sbaglia, il creme-caramel sardo esiste. L'ho mangiato in un ristorante in Sardegna".
"Ah, be', allora è così che lo hanno proposto e venduto a lei, me le posso assicurare che al massimo si può parlare di una personalizzazione del dolce. Nella tradizione culinaria sarda il creme -caramel semplicemente non esiste. Sarebbe come chiedere il tiramisù o la panna cotta sarda. Per assurdo, allora, una seadas cucinata in Ungheria diventerebbe una seadas ungherese. Capisce cosa voglio dire?"
La ragazza non ha ribattuto e ha deviato l'argomento sulla carta dei dolci.
Gli amici, poi, ordinando i dessert, hanno chiesto, per ironizzare un po' sulla gaffe dell'amica, un tiramisù sardo e un sorbetto sardo.
Ho sorriso e ho servito i dolci come sempre.
A volte, sentendo certe cretinate, mi dico che le persone, prima di parlare, dovrebbero accendere il cervello, soprattuto se vuoi incarnare a tutti i costi il ruolo della perfettina che sa tutto lei, scivolando come una sciocca su una buccia di banana...ovviamente sarda!

C.D.